Vibo Marina, avviso pubblico per il rinnovo del deposito di carburanti. L’ombra di un grande pasticcio

Pubblicato solo ieri il bando annunciato il 19 luglio che riguarda la richiesta di rinnovo della concessione per altri 20 anni a Meridionale Petroli

Il futuro di Vibo Marina è appeso a un avviso pubblico che sa di beffa: il deposito di carburanti della Meridionale Petroli, simbolo di decenni di occasioni mancate, punta al rinnovo per altri vent’anni. Un atto che per i più suona come un colpo di spugna sulle ambizioni turistiche della città e sulle promesse di cambiamento.

L’avviso pubblico

L’avviso pubblico

Il 19 luglio 2025, sulle pagine della Gazzetta Ufficiale, appare un avviso destinato a cambiare il destino di Vibo Marina. La società chiede il rinnovo della concessione demaniale per il proprio deposito di carburanti. Non per qualche anno, ma per venti. Una richiesta che pesa come un macigno sul futuro turistico di un porto che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto imboccare la via della trasformazione, scrollandosi di dosso la vecchia etichetta di area industriale. Curiosamente, l’avviso porta la firma dell’ex presidente Andrea Agostinelli, mentre oggi l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio è guidata dal commissario Paolo Piacenza. Un dettaglio che non passa inosservato, e che aggiunge un ulteriore strato di opacità sul quale occorre fare chiarezza.

Si addensano sospetti

Ma al netto di qualsiasi osservazione procedurale la pubblicazione dell’avviso lascia l’amaro in bocca. Il testo integrale, infatti, non viene reso pubblico subito: bisogna attendere il 22 agosto 2025, la giornata di ieri. Così, i 45 giorni previsti per presentare osservazioni o proposte alternative si riducono sensibilmente. Un dettaglio? No. Una distorsione che potrebbe compromettere la trasparenza della procedura, aprendo la strada a contestazioni e sospetti.

Un vincolo che dura da decenni

Il deposito carburanti, nel cuore del porto, è lì da decenni. Ha impedito che quell’area potesse sviluppare una vera vocazione turistica, trasformandola in un luogo a metà tra industria e mare, tra serbatoi e banchine. Eppure, il Consiglio comunale di Vibo Valentia, con voto unanime, aveva sancito la necessità di cambiare rotta. Di puntare su turismo, diporto, cantieristica leggera, ristorazione, attività che portino vita e non solo serbatoi. Indicando la via della delocalizzazione su altra area. Ma l’avviso pubblicato non prevede questa possibilità: l’unico orizzonte contemplato è ancora una volta quello del deposito di oli minerali con annessi uffici, magazzini, sala pompe e impianti accessori.

Tante le ombre giudiziarie

E c’è un altro elemento che rende la vicenda ancora più intricata. Solo pochi mesi fa, lo stesso deposito è finito sotto sequestro per inquinamento e violazioni ambientali. Che vanno ad aggiungersi alle contestazioni del 2015 sulla sicurezza. Un episodio che avrebbe potuto aprire la strada della revoca della concessione per una “mancanza di rapporto fiduciario”. Qui, invece, si parla di rinnovo ventennale, quasi senza colpo ferire.

Il Codice della Navigazione

Il sindaco Enzo Romeo, in un incontro con i giornalisti, aveva annunciato che nell’avviso ci sarebbe stato spazio per progettualità alternative. Ma quelle parole, oggi, suonano come un’eco lontana. Il Comune potrebbe ancora intervenire, riservandosi l’area per un interesse pubblico diverso, richiamando l’articolo 34 del Codice della Navigazione. Ma il tempo stringe. Occorre fare presto.

Scelta che segnerà un’epoca

Ora la palla è nelle mani dell’Autorità di Sistema Portuale. Se deciderà per il rinnovo, Vibo Marina resterà incatenata al suo passato, rinunciando a un futuro turistico che la comunità ha già immaginato. E mentre i giorni scorrono, cresce la sensazione che questa storia somigli sempre più a un romanzo di burocrazia e occasioni mancate, dove il lieto fine è tutt’altro che scontato. Associazioni, imprenditori, liberi cittadini ed enti pubblici dovrebbero battere un colpo, presentando osservazioni e proposte capaci di aprire davvero l’orizzonte del turismo a Vibo Marina, prima che il passato industriale chiuda definitivamente ogni porta al futuro.

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