Questa città sta dimostrando di esistere. Tra mille difficoltà quotidiane, Vibo Marina ha deciso di farsi sentire su un tema cruciale: la delocalizzazione dei depositi costieri della Meridionale Petroli. Non si tratta di una questione tecnica per addetti ai lavori, ma di una scelta che può segnare per sempre il destino di un territorio che chiede sviluppo, sicurezza e dignità.
Una petizione che cresce ogni ora
Una petizione che cresce ogni ora
L’architetto Cesella Gelanzè, promotrice dell’iniziativa, lo dice senza giri di parole: “Era un dovere dare voce alla volontà espressa dai cittadini”. E i numeri le danno ragione. In appena tre giorni, la petizione ha raccolto oltre 550 firme certificate (512 nel momento della consegna, e in costante aumento). Una valanga di consensi che non può essere ignorata: un’intera comunità si è schierata contro il rinnovo ventennale della concessione demaniale alla Meridionale Petroli, richiesta per continuare a utilizzare i 26.754 metri quadri di via Vespucci come deposito di carburanti. Un impianto anacronistico, posto in mezzo a spiagge, lidi, ristoranti e strutture turistiche, che da decenni rappresenta una contraddizione urbanistica e un rischio per la salute e la sicurezza.
Consegna all’Autorità Portuale
La petizione, con le firme e le osservazioni allegate, è stata protocollata e inviata agli organi competenti, a partire dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro; quindi al Comune di Vibo Valentia, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Regione Calabria – Dipartimento Ambiente e Territorio. Entro poche settimane si dovrà decidere se rinnovare o meno la concessione ventennale chiesta dalla Meridionale Petroli. Una scelta che non riguarda solo un titolo amministrativo, ma il futuro di un’intera città.
La richiesta di rinnovo, avanzata con istanza del 21 marzo 2025 e formalizzata il 27 giugno 2025, punta a prorogare per altri vent’anni la concessione rinnovata nel 2005. Ma i cittadini si oppongono con forza: quell’area non può più restare vincolata a un uso industriale incompatibile con la vocazione turistica ormai consolidata e sancita da numerosi atti amministrativi comunali e regionali.
Ecco perché dire no
I motivi dell’opposizione sono chiari e lampanti. In primo piano, la sicurezza: l’impianto è pur sempre un sito a rischio incidenti rilevanti. Le verifiche hanno segnalato carenze, tre serbatoi su nove fuori uso e un rischio incendio che lambisce persino il lungomare. Poi, lo sviluppo: su quell’area insistono già progetti di investimento turistico e ricettivo per circa 27 milioni di euro, capaci di generare 150 nuovi posti di lavoro, contro i 7-8 attuali del deposito. Vocazione urbanistica: piani spiaggia, Psc, delibere comunali e indicazioni della Capitaneria hanno già ribadito che via Vespucci deve essere destinata al turismo, alla nautica e ai servizi. Giustizia sociale: è inconcepibile sacrificare 27.000 mq di area pregiata per uno stoccaggio ridotto a sole 2.500 tonnellate di carburante, quando alternative logistiche esistono e possono essere individuate. La città vuole decidere