Vibo, parchi pubblici dimenticati: una tragedia che ora deve interrogare tutti

Dal dramma del piccolo Francesco alle aree gioco insicure: anni di incuria e segnalazioni ignorate mettono a rischio l'incolumità dei più piccoli

La morte del piccolo Francesco, schiacciato da una trave di legno nel parco urbano comunale di Vibo Valentia, non è stata una fatalità, ma l’inevitabile risultato dell’incuria, della manutenzione assente e di tutte quelle segnalazioni ignorate. Oggi quel parco è chiuso e l’area della tragedia sotto sequestro. Ma c’è di più: la città scopre, all’improvviso, che quasi tutti i suoi spazi verdi sono potenziali trappole.

La morte del piccolo Francesco, schiacciato da una trave di legno nel parco urbano comunale di Vibo Valentia, non è stata una fatalità, ma l’inevitabile risultato dell’incuria, della manutenzione assente e di tutte quelle segnalazioni ignorate. Oggi quel parco è chiuso e l’area della tragedia sotto sequestro. Ma c’è di più: la città scopre, all’improvviso, che quasi tutti i suoi spazi verdi sono potenziali trappole.

Villa comunale chiusa

L’ultimo campanello d’allarme è arrivato ieri pomeriggio (venerdì 19 settembre), quando la Polizia locale ha chiuso la villa comunale dopo una segnalazione di alcuni cittadini. Giochi pericolosi, rotti e tenuti in piedi alla meno peggio; un ramo secco di grosse dimensioni appeso a un gigantesco pino, pronto a staccarsi e precipitare a terra con conseguenze drammatiche. Dopo la segnalazione, sono intervenuti i Vigili del Fuoco e gli agenti della Polizia locale, che hanno disposto la chiusura immediata della villa per garantire la sicurezza.

Criticità ovunque

Ma non è un caso isolato. Da anni i cittadini denunciano criticità ovunque: l’area attrezzata di piazza Annarumma presenta gli attrezzi per i più piccoli su base in cemento e griglie di ferro; i tappetini in gomma sono di fatto quasi tutti saltati. I giochi piazzati senza alcun criterio nel parcheggio di piazza Spogliatore, a pochi metri dalle auto in movimento o in manovra, non presentano alcuna recinzione e, per giunta, sono sotto il sole cocente. Il Parco delle Rimembranze, dove solo dopo pressioni e segnalazioni alcuni pericoli sono stati rimossi dagli operai del Comune.

Carenza di controlli

Il quadro che emerge è sempre lo stesso: parchi, piazze e aree verdi lasciati senza manutenzione programmata, controlli superficiali, interventi d’urgenza solo dopo le tragedie sfiorate o consumate. Un modello amministrativo che attraversa maggioranze e colori politici diversi: centrosinistra, centrodestra, commissari. Nessuno può dire di non sapere: le segnalazioni dei cittadini ci sono sempre state. Ed è proprio questo il motivo per cui oggi, dopo il dramma del piccolo Francesco, a palazzo Luigi Razza ci si accapiglia per un grattino, un posto auto in più o in meno, e non si chiede conto dei responsabili della tragedia del 5 settembre.

Sicurezza e buona volontà

La morte di Francesco è il simbolo più feroce di questo fallimento collettivo. Un bambino che perde la vita in un parco comunale, nel 2025, rappresenta il limite massimo che una comunità può tollerare. La chiusura della villa comunale il giorno dopo conferma che il problema è sistemico: la sicurezza dei cittadini non può essere lasciata alla buona volontà dei genitori o alla fortuna.

Cordoglio e comunicati

Ora non bastano cordoglio e comunicati stampa. Servono atti concreti: mappatura di tutte le aree gioco, verifiche strutturali immediate, manutenzione programmata, fondi dedicati e trasparenza sulle procedure. E serve soprattutto un cambio di mentalità: gli spazi pubblici non sono vetrine da inaugurare, ma luoghi da mantenere e proteggere ogni giorno. Perché la prossima tragedia annunciata si può evitare. Ma solo se la politica decide di assumersi davvero le proprie responsabilità.

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