Vibo, risarcimento alla famiglia di un minore con autismo: una sconfitta di civiltà per il Comune

Secondo la presa di posizione della Cgil, il Progetto di Vita (non predisposto dal Comune) è uno strumento concreto per garantire la piena inclusione delle persone con disabilità

La politica locale ha fatto finta di nulla. Come spesso accade in questa città partiti e gruppi consiliari si sono girati dall’altra parte. E pure il Comune non ha perso solo sul piano prettamente giuridico e amministrativo, considerato che è stato chiamato dal Consiglio di Stato a risarcire i danni causati, ma è stato costretto a incassare una batosta sul piano morale e civile. Aspetto sottolineato dal segretario generale della Cgil di Area Vasta, Enzo Scale, dopo che l’amministrazione di palazzo Luigi Razza è stata condannata a risarcire i danni per la mancata predisposizione del Progetto di vita individuale a favore di un minore con autismo. <Le Amministrazioni pubbliche dovrebbero essere naturalmente consapevoli delle sfide che i cittadini con disabilità devono affrontare quotidianamente e impegnarsi a lavorare al loro fianco per garantire loro una vita dignitosa e pienamente inclusiva. Quando questo riconoscimento arriva per “condanna” a seguito di una sentenza, la grave mancanza nel sistema amministrativo certificata dalla magistratura competente, comporta un serio danno per la vita di una persona con disabilità e per la sua famiglia. E il ‘mea culpa’ non serve>.

Secondo il segretario della Cgil, <il fatto che gli enti pubblici non siano in grado di occuparsi adeguatamente dei bisogni dei soggetti più fragili della nostra società deve necessariamente aprire un dibattito sulle possibili soluzioni a cui anche il sindacato è chiamato a partecipare – afferma ancora Scalese -. Il Progetto di vita, ad esempio, è uno strumento concreto per garantire la piena inclusione delle persone con disabilità e il loro diritto a una vita dignitosa e soddisfacente. Questa sentenza dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutte le istituzioni pubbliche, affinché si impegnino seriamente nel garantire l’accesso ai servizi e ai sostegni necessari per le persone con disabilità e le loro famiglie. Oltre che a mettere in campo una progettualità adeguata in grado di non disperdere le risorse nazionali mirate, promuovendo politiche e azioni che favoriscano la piena inclusione e il rispetto della dignità di tutti>.

Secondo il segretario della Cgil, <il fatto che gli enti pubblici non siano in grado di occuparsi adeguatamente dei bisogni dei soggetti più fragili della nostra società deve necessariamente aprire un dibattito sulle possibili soluzioni a cui anche il sindacato è chiamato a partecipare – afferma ancora Scalese -. Il Progetto di vita, ad esempio, è uno strumento concreto per garantire la piena inclusione delle persone con disabilità e il loro diritto a una vita dignitosa e soddisfacente. Questa sentenza dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutte le istituzioni pubbliche, affinché si impegnino seriamente nel garantire l’accesso ai servizi e ai sostegni necessari per le persone con disabilità e le loro famiglie. Oltre che a mettere in campo una progettualità adeguata in grado di non disperdere le risorse nazionali mirate, promuovendo politiche e azioni che favoriscano la piena inclusione e il rispetto della dignità di tutti>.

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