La partita più delicata, dopo il voto, si gioca ora sul tavolo più alto della Cittadella regionale: quello della Giunta. Roberto Occhiuto, riconfermato presidente con il 57%, si muove con passo sicuro e mani libere. Libere di scegliere, di decidere, e – come sempre – di accentrare. La composizione del nuovo esecutivo regionale sarà il primo vero banco di prova di questo secondo mandato, e per il territorio vibonese si prospetta un rischio concreto: restare senza rappresentanza, senza voce, senza peso.
Sette gli assessori
Sette gli assessori
Per ora gli assessori resteranno sette, in attesa che vengano completati tutti i passaggi che permettano di portare la squadra a nove. Ma a prescindere dal numero, la direzione è chiara: Occhiuto vuole una giunta “autonoma”, sì, ma autonoma nel solo pensare ciò che immagina il presidente. Chi ha servito nell’ultima esperienza lo sa bene: “liberi” di agire, ma entro i confini del volere del capo. Nessuna iniziativa personale, nessuna visione oltre la linea tracciata al decimo piano della Cittadella. Solo fedeltà. E comunicazione, tanta comunicazione, quasi sempre a senso unico.
Pochi gli inamovibili
Intanto i nomi circolano, e i soliti due — Gianluca Gallo e Giovanni Calabrese — sembrano intoccabili. Il primo “fa partito da solo”, il secondo incarna la linea meloniana che Occhiuto non può permettersi di irritare. Tutto il resto, per ora, è campo di ipotesi e sussurri. La sensazione è che il governatore, forte di un consenso personale e di una coalizione disciplinata, voglia blindare l’esecutivo con fedelissimi e figure di garanzia verso Roma.
Il caso Vibo tiene banco
Ed è qui che nasce il problema Vibo Valentia. Con un solo consigliere regionale eletto nella circoscrizione centrale – Vito Pitaro, 11.995 voti, record assoluto – il territorio rischia di rimanere fuori dal cerchio del potere. Una contraddizione evidente se si pensa che Pitaro è oggi uno dei politici più votati dell’intera regione, e che il suo partito, Noi Moderati, è sopravvissuto proprio grazie al suo exploit personale. Un risultato che pesa, e che paradossalmente potrebbe non bastare: Pitaro non era stato voluto da Occhiuto nelle liste delle precedenti regionali, e il loro rapporto resta politicamente complicato.
Provincia messa all’angolo
Eppure, numeri alla mano, il Vibonese non può essere tagliato fuori ancora una volta. Sarebbe un segnale devastante per una provincia che da anni si sente marginale e dimenticata, utile solo quando serve raccogliere consensi. Ora il territorio guarda a Pitaro, l’unico eletto, chiamato a difendere non solo il proprio ruolo ma la dignità politica di un’area che, nel nuovo assetto di potere, rischia di diventare una nota a piè di pagina.
Una giunta presidenziale
Occhiuto, nel frattempo, prepara il suo mosaico di equilibri: partiti da accontentare, quote di genere da rispettare, territori da bilanciare, e qualche nome tecnico da inserire per dare un tocco di “novità”. Tutto sotto il suo controllo diretto. I tempi saranno lunghi: tra proclamazioni, trattative e aggiustamenti di legge, la nuova Giunta potrebbe vedere la luce tra fine ottobre e i primi di novembre. Ma una cosa è già chiara: questa sarà una giunta ancora più presidenziale, ancora più blindata, ancora più Occhiuto-centrica. E per il Vibonese, ancora una volta, la domanda resta sospesa: sarà ascoltato, o resterà – come troppo spesso accade – l’ultima provincia della Calabria?