Vibo tra le province più colpite dalle intimidazioni mafiose: 115 casi dal 2010

Calabria seconda regione italiana per minacce agli amministratori
intimidazioni

La Calabria è la seconda regione più colpita, dopo la Sicilia, dalle intimidazioni agli amministratori pubblici. Nel periodo compreso tra il 2010 e il 2024, su 5.716 episodi, 844 si sono verificati in Calabria. È quanto emerge dal quindicesimo Rapporto “Amministratori sotto tiro” presentato dall’associazione Avviso Pubblico, la rete degli enti locali e Regioni contro mafie e corruzione. Delle intimidazioni registrate in Calabria, 273 sono avvenute in provincia di Cosenza, 241 in quella di Reggio Calabria e 115 in quella di Vibo Valentia. Per quanto riguarda, in particolare, il 2024, la Calabria, con 43 casi di intimidazione e minaccia censiti, conferma la seconda posizione a livello nazionale, sempre dopo la Sicilia.

“Il nuovo rapporto – afferma il Coordinatore di Avviso Pubblico per la Calabria, Giuseppe Politanò, vicesindaco di Polistena – non si limita a contare le intimidazioni, ma descrive una democrazia locale messa quotidianamente alla prova. Nei paesi, nei quartieri, nei Consigli comunali si producono decisioni capaci di cambiare la vita delle persone e proprio per questo quei luoghi diventano bersaglio di chi trae vantaggio dall’arretramento civico. In Calabria questa dinamica è evidente: incendi contro cantieri pubblici, veicoli bruciati, campagne di diffamazione orchestrate sui social, incursioni negli uffici. Ogni aggressione colpisce l’intera comunità che rivendica il diritto di scegliere senza essere soggiogati dall’intimidazione mafiosa. Registrare i fatti non basta: servono scelte politiche che riequilibrino i rapporti di forza.

È necessario garantire protezione operativa agli amministratori, specie nei piccoli centri, dove l’isolamento istituzionale amplifica la minaccia; investire in scuola, cultura e welfare di prossimità e lavoro, perché opportunità diffuse sottraggono terreno alla criminalità; dotare le forze dell’ordine per la sfida digitale perché oggi la delegittimazione passa anche attraverso campagne d’odio online e, infine, dare nuova vita ai beni confiscati, trasformando i simboli del potere mafioso in beni comuni”.

“Alle istituzioni locali – dice ancora Politanò – spetta rendere trasparenti le scelte e invitare le cittadine e i cittadini alla corresponsabilità. Dove la comunità partecipa al contrasto alle mafie, l’intimidazione perde forza. Essere amministratori in Calabria significa assumersi questo compito collettivo: difendere la democrazia locale e costruire, giorno dopo giorno, un futuro libero dalle mafie e sottratto ai ricatti”. (Ansa)

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