Vittima innocente di ‘ndrangheta, trent’anni fa la morte di Giuseppe Russo Luzza

Pino venne punito perché si era innamorato di una ragazza cognata del boss Gallace. Le iniziative di Libera tese a non fare dimenticare ai più giovani quell'orrendo crimine

Ricorre domani il trentesimo anniversario della tragica morte di Giuseppe Russo Luzza, vittima innocente della ‘ndrangheta. L’associazione provinciale Libera non dimentica ed ha organizzato una giornata per ricordare il giovane barbaramente ucciso nelle Preserre vibonesi. Giuseppe, ma che tutti chiamavano Pino, era un ragazzo attento, un lavoratore onesto ed un giovane impegnato nel gruppo giovanile di Acquaro, la sua città natale. La sua vita serena non poteva far presagire quella immane tragedia.

Il 15 gennaio 1994 uscì di casa senza purtroppo, farvi più ritorno. Il suo corpo martoriato venne trovato il 21 marzo, diventata nel tempo “Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le Vittime innocenti delle mafie”, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Quel giovane buono venne punito perché “colpevole” di essersi innamorato di una ragazza, cognata del boss Gallace e che, come una pedina in un gioco molto più grande di lei, doveva essere manovrata sul grande scacchiere degli interessi criminali.

Il 15 gennaio 1994 uscì di casa senza purtroppo, farvi più ritorno. Il suo corpo martoriato venne trovato il 21 marzo, diventata nel tempo “Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le Vittime innocenti delle mafie”, grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Quel giovane buono venne punito perché “colpevole” di essersi innamorato di una ragazza, cognata del boss Gallace e che, come una pedina in un gioco molto più grande di lei, doveva essere manovrata sul grande scacchiere degli interessi criminali.

Pino però, amava la giovane e difese strenuamente, fino alla morte, il suo diritto all’amore. Abbiamo il dovere morale di ricordare Pino e il suo sacrificio per difendere e affermare il diritto all’amore in una terra dove, purtroppo, c’è chi si arroga il diritto di negarlo. Il sacrificio di quel giovane ragazzo poco più che maggiorenne, il coraggio, la tenacia e l’amore smisurato che va oltre le paure e le imposizioni dei poteri criminali, devono essere insegnamento per ciascuno di noi.

Così come da insegnamento è il lavoro di memoria e di impegno portato avanti dai familiari di Pino che hanno trasformato il loro dolore in forza generatrice di cambiamento e di speranza. Matteo, il fratello più piccolo, porta avanti la memoria di Pino come strumento di libertà e liberazione dei corpi e dei luoghi dal potere abusante e mortifero della ‘ndrangheta.

A trent’anni di distanza, domani alle ore 10:30, ripercorreremo la storia di Pino, i suoi sogni, le sue speranze e la voglia di futuro, insieme alle ragazze ed ai ragazzi dell’I.C. “Giuseppe D’Antona” nei locali della Biblioteca Comunale di Dasà, e nel pomeriggio, alle ore 17:30, con una Santa Messa in sua memoria che verrà celebrata nella Cappella della clinica “Villa dei Gerani” di Vibo Valentia.

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