Dentro di me la chiamo ogni mattina. Continuo a chiamarla, ma, purtroppo, da qualche giorno non mi risponde più. Non può! Sta lottando per aggrapparsi alla vita. La Mia Vittoria – così la chiamavo e la chiamo ancora – era la persona, la giornalista più disponibile, la più determinata. Per qualsiasi incarico, era sempre pronta: ora ci vado io! Le foto le faccio io! Quanto scrivo? La fortuna, la gioia, di ogni caposervizio. Una leva importante, fondamentale della Mia Gazzetta, del mio modo di intendere e arricchire il giornale che, insieme a tanti bravissimi colleghi, ci ha visti protagonisti per molti anni. La sua specialità era quella di intercettare le persone semplici, le più bisognose; raccontare le loro storie, le loro sofferenze, le loro speranze. Con lei parlavano tutti. Le confidavano i loro disagi, i loro drammi e, qualche volta, anche i loro sogni. Vittoria entrava nelle case come pochi, a lei tutti aprivano le porte. Era una di loro. Una vera cronista! Non dimenticava nessuno, dava voce a chi non ne aveva.
Un esempio, un faro, una speranza nelle trincee dei disagi e della povertà. Un esempio, al momento opportuno, di coraggio e integrità anche quando dall’altra parte, sul suo cammino, si presentavano i prepotenti, che da queste parti preferiscono essere identificati come ‘ndranghetisti.
Sempre fiera e a testa alta.
Sono stato accanto al suo letto nella Rianimazione dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro solo perché i medici hanno compreso quanto la Mia Vittoria ha rappresentato, non tanto per me, quanto per tutto quello che lei ha fatto per le ragioni degli altri. Ho continuato a chiamarla, a sperare in un suo cenno, ma, purtroppo, questa volta, non mi ha potuto rispondere. Vittoria, sta lottando per cercare di uscire dal buio che la circonda. Sono convinto che, alla fine, riuscirà a trovare la luce.
In questo momento difficile, i miei pensieri e il mio cuore sono con lei. Spero che possa sentire tutto l’affetto e la gratitudine che provo e che proviamo.