Ucciso e bruciato a San Calogero per un debito di droga, scattano due arresti

Chiuso il cerchio sul delitto di Giuseppe Salvatore Tutino, 61 anni, di Rosarno avvenuto nel gennaio del 2022. Intercettazioni e altre attività al centro delle indagini

I Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia e del Reparto Crimini Violenti del Raggruppamento Operativo Speciale, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vibo, questa mattina, a Rosarno e Siracusa, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Vibo Valentia, nei confronti di due soggetti, uno dei quali già detenuto per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, mentre l’altro con precedenti in materia di armi risultava libero.

 Si chiude così il cerchio sull’efferato omicidio di Giuseppe Salvatore Tutino (63 anni), il cui corpo carbonizzato è stato rinvenuto all’interno di un’auto, fatta bersaglio di colpi di fucile ed interrata tra le campagne di Calimera, frazione di San Calogero, nel gennaio 2022.

 Si chiude così il cerchio sull’efferato omicidio di Giuseppe Salvatore Tutino (63 anni), il cui corpo carbonizzato è stato rinvenuto all’interno di un’auto, fatta bersaglio di colpi di fucile ed interrata tra le campagne di Calimera, frazione di San Calogero, nel gennaio 2022.

Si tratterebbe di un fallito caso di “lupara bianca”. Oltre che un’esecuzione di matrice ‘ndranghetista; o almeno gli elementi ci sarebbero tutti: l’esplosione ravvicinata di numerosi colpi d’arma da fuoco, l’agguato mediante inganno per indurlo ad allontanarsi dalla propria abitazione e l’eliminazione del cadavere per non lasciare tracce. Ad illustrare le diverse fasi che hanno portato all’individuazione dei presunti assassini, il procuratore Camillo Falvo.

 Le attività investigative, sviluppate dopo un mese dalla denuncia di scomparsa e condotte incessantemente per circa 2 anni da diversi reparti dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura, hanno consentito di far luce sul delitto. Ricostruiti gli eventi supportati da un corposo impianto accusatorio di indagini tecniche e scientifiche portate avanti anche con l’ausilio della Sezione Intervento Operativo del Ris di Messina, insieme ad una complessa architettura investigativa di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, effettuate dai militari del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, del Nor di Tropea e del Reparto Crimini Violenti del Ros.

 In particolare, il Reparto specialistico del Ros, impiegato nei casi più complessi e nei crimini più efferati avvenuti negli ultimi anni in ambito nazionale, ha analizzato una quantità notevole di dati “freddi”, ottenuti dalla corposa mole di intercettazioni e dal rilevamento del traffico delle celle in diverse e ampie aree di copertura tra le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

I due conoscevano molto bene la vittima, e in concorso con altri soggetti da identificare, avrebbero impiegato dei mezzi meccanici per eseguire le operazioni di scavo di una buca, all’interno della quale, successivamente, avrebbero collocato e dato alle fiamme l’autovettura nella quale vi era ancora il cadavere, al fine di “farlo sparire” definitivamente. 

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