‘Repetita’, lo spettacolo teatrale che riconosce a un dramma umano la fortezza della dignità

La vicenda di Raffaele Fazio diventa oggetto di un copione pronto a essere rappresentato per sensibilizzare la popolazione

Quel sorriso a trentadue denti è un inganno per chi non lo conosce. Decenni di soprusi ai suoi danni, fardello ingombrante da portare appresso sulle spalle e nella mente, non sono stati capaci di cancellargli la freschezza di una vita da vivere appieno.

Una bella sera, seduti di fronte a una pizza con amici in comune, Mariano Riccio apprese con sguardo incredulo l’assurda e paradossale storia di Raffaele Fazio, da lui mai visto prima. Mariano è un attore, cantante, speaker e docente, da anni stabile a Roma e per puro caso capitato quella volta a tavola con Raffaele.

Una bella sera, seduti di fronte a una pizza con amici in comune, Mariano Riccio apprese con sguardo incredulo l’assurda e paradossale storia di Raffaele Fazio, da lui mai visto prima. Mariano è un attore, cantante, speaker e docente, da anni stabile a Roma e per puro caso capitato quella volta a tavola con Raffaele.

Artigiano di Serrastretta, falegname per la precisione, Raffaele è dovuto emigrare al Nord nel 1991 per farsi vittima incosciente di ‘ndrangheta, “nella nobile Torino”. Un boss, presentatogli da un vecchio amico nel frattempo sempre più vicino alla criminalità organizzata, lo ha rovinato per sempre, riducendolo al lastrico di una povertà insostenibile e causandogli l’allontanamento progressivo delle persone a lui più care; lui, integerrimo nei propri valori e colpevole di non aver approfittato dell’occasione non cercata per migliorare le sorti dei propri affari.

Chi glielo ha fatto fare? La dignità di non cedere.

Il responsabile della disfatta non era un boss qualunque, ma il notissimo Cesare Polifroni, custode di preziosi segreti sulle stragi in Italia e la connivenza dello Stato. Dagli assegni falsi alle minacce dirette, Raffaele si sentiva schiacciato da un mostro che non sapeva gestire, sino all’abbandono della moglie con le sue bambine e a una depressione che aveva tentato di sfociare in suicidio. Con gli anni ha imparato che quel mostro non aveva un’unica identità, era bensì bicefalo: alla testa della mafia si aggiungeva quella delle istituzioni, silenti quando non complici.

Nessuno ha impedito il pignoramento della sua casa, per cui all’età di sessant’anni si è ritrovato a dover tornare in Patria per ripartire da zero, con il 65% di invalidità riconosciuta e senza reddito. Uomini di Chiesa, personaggi antimafia… Nulla. Per ragioni di opportunismo non conveniva denunciare uno scandalo troppo scomodo. Qualcuno però, per la verità, si è distinto.

Venerdì 30 agosto, a Vibo Marina, si è svolta l’ultima serata di ‘Ti porto un libro: incontri con l’autore’, iniziativa giunta all’VIII edizione e organizzata dalla locale Pro loco in collaborazione con Libera Calabria e l’Istituto Comprensivo Vespucci.

Anche l’ex sindaco di Serrastretta Felice Maria Molinaro, rimasto vicino al compaesano, vi ha preso parte nel pubblico.

L’occasione è stata propizia per presentare in anteprima assoluta un audiolibro tratto dal nuovo spettacolo teatrale a cura di Mariano, ‘Repetita’, nato dal progetto ‘Zitto. Una storia vera’.

Questi, sbalordito dalla vicenda di Raffaele, voleva astrarla dal concreto per universalizzarla in una rappresentazione che parlasse ai cuori di ciascuno.

Il drammaturgo Aniello Nigro, con il supporto di un’intervista allo sfortunato protagonista realizzata dalla giornalista Tina Galano – entrambi presenti all’evento con Marco Russo, attivista di Libera – , ha messo così nero su bianco un copione degno della migliore produzione artistica impegnata. L’opera vede al centro dell’attenzione un Rodolfo di fantasia, in un palco quasi totalmente buio, tra oggetti il cui significato lentamente si dipana nella trama, costretto a dimostrare – come nella realtà del processo – di non aver mai conosciuto il boss prima dell’incontro fatale. Dimostrare di non conoscere: follia!

La speranza è quella di assistere presto a una prima di ‘Repetita’ messa in scena. Perché ognuno di noi combatte quotidianamente con drammi umani più o meno grandi, ma qualsiasi dramma è sempre meno potente della dignità che riveste le nostre esistenze.

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