Tutto come previsto. Per il quindicesimo anniversario della morte di mamma Natuzza a Paravati arrivano a migliaia. Entrano nell’abitato della frazione miletese sin dal primo mattino, parcheggiano dove possono e si dirigono verso il santuario del “Cuore immacolato di Maria, rifugio delle anime”. La prima meta è la tomba della Mistica. Un breve sosta, implorazioni d’aiuto, tante lacrime, qualche rosario lasciato in omaggio alla donna, prossima beata, che, in vita, è stata sempre vicina ai bisognosi e ai sofferenti e che, da morta, continua a riempire il cuore di fiducia e speranza. Poi, la lunga fila per entrare in chiesa e poter aver il privilegio di prendere parte alla funzione religiosa. Il santuario, sebbene immenso, in occasioni come quella di oggi, si riscopre piccolo. Presenti autorità civili e militari, il sindaco di Mileto Salvatore Fortunato Giordano e altri amministratori del Vibonese.
Omelia del vescovo
Omelia del vescovo
I pellegrini che restano fuori sotto il sole di novembre possono seguire egualmente la santa messa e ascoltare l’omelia del vescovo Attilio nostro. Le sue parole risuonano in ogni dove per spiegare il significato della vita e della morte intesa come una soglia varcata la quale, i fedeli potranno trovarsi faccia a faccia con Dio, con i loro defunti e con tutti i Santi. Il suo invito a camminare verso Dio tocca l’anima dei presenti ai quali si rivolge con parole chiare. “Siete venuti qui per chiedere – dice – ma anche per dare qualcosa; per dare la vostra disponibilità a diventare figli di Dio, a diventare santi”. Perchè ciò avvenga, secondo don Attilio Nostro, bisogna abbandonare le idolatrie, spogliarsi delle zavorre che appesantiscono il cammino, rinunciare a se stessi per rendere felici gli altri. “Mettiamoci all’ultimo posto – esorta il vescovo della diocesi miletese – mettiamoci a servire perché Dio sta con gli ultimi non con i primi. Pensiamo alla felicità altrui prima che alla nostra”.
Verme della terra
Tutte parole avvincenti e convincenti che risuonano come un monito per i fedeli che vogliono salvarsi dal peccato, parole che fanno quasi da preambolo per poi poter arrivare a chiudere agganciandosi alla vita di Natuzza, “che in tutti questi anni – rimarca – si definiva verme della terra non per offendersi, non perché non voleva bene a se stessa, bensì perché, come diceva San Francesco, i vermi sono utili per la terra”. E, di conseguenza, sempre nel nome di Natuzza, “facciamoci vermi – conclude il presule miletese – sentiamoci utili. Facciamo che Dio si possa servire di tutti questi vermi che siamo noi”. Conclusa la celebrazione del mattino, i pellegrini non si allontano. La stragrande maggioranza resta anche per la funzione eucaristica delle 18.
Le testimonianze
Sul loro volto si colgono espressioni di serenità, soddisfazione, voglia di continuare a pregare stringendo il rosario tra le mani. <Ho coronato un sogno che coltivavo da tempo – sostiene una signora arrivata dalla vicina Sicilia – Non ho potuto conoscere Natuzza da viva, sono felice di poter pregare davanti alla sua tomba, di poterla ringraziare per il bene che ha fatto in vita e che continua a fare stando in cielo”. Contenta di aver potuto rendere omaggio alla Mistica anche una giovane donna proveniente dalla Basilicata. “Essere qui oggi – dice – è un’emozione unica che porterò sempre con me. Spero di poter tornare ancora. Le parole di Natuzza mi hanno sempre confortata, mi hanno dato forza per superare momenti difficili. Ora so dove rifugiarmi ogni volta che avrò bisogno”. Di queste testimonianze se potrebbero annotare a migliaia, ma i fedeli hanno anche voglia di stare in silenzio, di guardarsi attorno per riempirsi gli occhi di immagini che non dimenticheranno mai.
Il prossimo appuntamento
Le celebrazioni, comunque, non finiscono con la festa di Ognissanti. Il prossimo appuntamento è per il 10 novembre per commemorare l’arrivo dell’effigie del “Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime” avvenuto il 13 novembre del 1993. Ricorrenza di grande significato “perchè riveste particolare valore di fede e partecipazione – ha affermato nei giorni scorsi don Pasquale Barone, responsabile della fondazione “Cuore immacolato di Maria, rifugio delle anime” – nel ricordo dell’umile donna di Calabria, docile strumento nelle mani di Dio”.