Farmacia territoriale, l’inferno degli utenti. Attese sfibranti, medicinali mancanti, personale in difficoltà

Locali del tutto inadeguati e senza un bagno mettono a dura prova la civile sopportazione dei cittadini costretti ad aspettare per ore sotto il sole o sotto la pioggia. Una storia vergognosa che dura da anni
ambiti territoriali

Cambiano i direttori generali, cambiano i commissari straordinari, piovono interrogazioni al commissario ad acta per la sanità regionale, ma lo schifo della farmacia territoriale resta!E’ così da sempre. Le proteste dei malcapitati utenti, le minacce di incatenarsi, le mille telefonate di prenotazione che cadono nel vuoto, gli impegni presi e disattesi dall’Asp per decentrare il servizio sul territorio, son tutte cose che scivolano via nel tempo senza lasciare traccia. Son tutte sofferenze che minano la resistenza delle persone e che, purtroppo, di tracce nel fisico e nella mente di chi ha bisogno ne lasciano davvero tante.

Squallida location

Squallida location

E nessuno, sia ben chiaro, mette nel mirino la povera farmacista di turno allo striminzito sportello di una striminzita stanzetta sempre sovraffollata che dà su uno squallido cortiletto dove altre decine di persone passano ore imprecando sotto il sole d’agosto o sotto lo spirare del venticello fresco che comincia a fare capolino. Non ce la fate più a stare in piedi e volete sedervi? Ci sono tre sedie sgangherate sulle quali s’accumulano pioggia o polvere in base al tempo. Attorno il deserto. Impossibile trovare un punto d’appoggio, muri a parte. Bisogna stare in piedi, per ore, sotto il sole o sotto la pioggia. Eppure tra chi aspetta, rumoreggiando, in fila ci sono malati di leucemia, malati oncologici, donne, tanti anziani. E guai se si dovesse avere bisogno di andare in bagno. Non ce n’è traccia nel raggio di 200 metri. Vergognosamente vergognoso!

Personale in affanno

L’Asp di Vibo non ha rispetto neppure del proprio personale. La farmacista di turno ogni giorno, in quattro ore, deve servire da 150 a 200 utenti. Ascolta tutti, scappa avanti e indietro, fatica ad arginare la rabbia di chi non trova risposte alle proprie esigenze. Ogni tanto sbotta, alza il tono della voce, poi guarda in faccia chi le sta di fronte e che il più delle volte ha ragione da vendere e si rituffa a testa in giù a lavorare. Verso la fine della mattinata, quando in attesa c’è ancora tanta gente, presi probabilmente da pietà o dalla voglia di abbassare la serranda, le si avvicinano un impiegato o un collega. Ma in quello spazio ampio meno di un metro in due non si può lavorare. Si rischia solo confusione. E c’è pure lo sconcerto del malato che non trova i farmaci o che magari arriva da fuori Vibo e dopo aver aspettato a lungo il suo turno approda finalmente allo sportello e viene rimandato indietro perché non ha con sè la fotocopia del piano terapeutico. Via di corsa per cercare una fotocopiatrice funzionante – e non è mai cosa semplice – per poi tornare alla farmacia territoriale e trovare tutto chiuso perché l’orario di apertura è finito. In questo inferno va avanti da anni la farmacia territoriale.

Quotidiano supplizio

La gente non sa più a che santo votarsi. Qualche dirigente lungimirante, magari dopo lungo pensare, nello scorso settembre, si è era inventato l’obbligo delle prenotazioni obbligatorie chiamando al numero 0963-962936 oppure tramite email. Non ha pensato ad altro. E così, al numero indicato non risponde mai nessuno e se qualcuno risponde si dichiara non in grado di fare la prenotazione oppure si impegna a richiamare l’interessato. Cosa che avviene di rado oppure dopo più giorni. Per le mail di risposta è la stessa cosa. Per il supplizio inferto quotidianamente a tantissime persone c’è un responsabile nell’Asp? C’è un dirigente profumatamente pagato che dovrebbe preoccuparsi di stravolgere la situazione e offrire agli utenti un servizio un tantino più civile e più al passo con le esigenze dei malati? Prima o poi, l’esasperazione farà perdere il controllo a qualcuno. Dovesse succedere, sarà solo colpa dell’utente sanitario? Per certo, a livello di management, nessuno potrà dire di non sapere.

Decentramento mancato

Eppure le vie d’uscita non mancano. Il generale Antonio Battistini, più volte sollecitato, aveva avviato la decentrazione del servizio aprendo uno sportello, un giorno a settimana, a Serra San Bruno. Pensava di poter fare la stessa cosa sul resto del territorio contando anche sulla disponibilità di qualche farmacista. Il progetto non è più andato avanti e l’attuale triade commissariale che gestisce l’Azienda non pare stia lanciando confortanti segnali di apertura al dialogo.

L’interrogazione

Intanto, il prossimo 20 novembre, nel consiglio regionale, sarà discussa un’interrogazione presentata dal consigliere del Pd Raffaele Mammoliti al commissario ad acta Roberto Occhiuto per sapere “quali utili ed urgenti iniziative intenda adottare, nell’immediatezza, al fine di rendere efficiente il funzionamento della Farmacia territoriale dell’Asp di Vibo Valentia”. Il totopronostico è aperto. Si accettano scommesse sui contenuti della risposta.

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