Sarà un sit-in movimentato quello che domani mattina si terrà davanti alla sede dell’Asp per richiamare l’attenzione di enti, istituzioni e cittadini sulla vicenda del “Medical Center don Mottola” di Drapia che dal 1° gennaio 2025 potrebbe non riaprire i battenti lasciando a casa oltre cinquanta dipendenti. L’iniziativa, promossa dal “Comitato Carigivers”, sta suscitando lo sdegno unanime della gente, mentre il management dell’Asp finisce nel mirino dei social. I commenti si rincorrono e le critiche non sono rose e fiori.
Possibile chiamata in causa della Procura
Possibile chiamata in causa della Procura
La vertenza, stando ai contenuti delle note diffuse dal familiari dei ricoverati nel “Don Mottola”, è destinata a finire sul tavolo del procuratore Fabio Falvo perché si ritiene che nel comportamento dei dirigenti dell’azienda sanitaria possano esserci profili di reato meritevoli di attenzione da parte dell’autorità giudiziaria. E il tutto potrebbe chiamare in causa anche il vescovo Attilio Nostro dal quale i caregivers del “Don Mottola” si aspettano una parola di conforto e di sostegno. Naturalmente, sarà questa l’occasione per capire qual è il pensiero dei tanti comitati e delle tante associazioni che si interessano di sanità. Senza contare che a scendere ai campo dovrebbero essere almeno tutte le amministrazioni comunali del territorio. Sarebbe ancora meglio se fosse la Conferenza dei sindaci a riunirsi per affrontare la questione. L’eventuale chiusura della struttura sanitaria di Drapia segnerebbe la fine di un percorso che si preannunciava importante per le famiglie e per il territorio.
Azienda in crisi
L’amaro epilogo sarebbe legato, stando ai contenuti della comunicazione inviata dal dottor Soccorso Capomolla, legale rappresentante del “Don Mottola”, al fatto che “in due anni è stata registrata una perdita aziendale importante che sta pregiudicando la sopravvivenza della stessa”. A questo punto, per uscire dal guado, l’azienda ha due possibilità: aumentare la retta – ipotesi che il cardiologo Capomolla scarta in partenza perché “eticamente non corretta verso lo stato di necessità dei pazienti” – oppure sospendere le attività. Percorso questo ormai avviato a norma di legge anche perché “il sostegno degli istituti bancari – spiega Capomolla – sta venendo meno in presenza delle crescenti esposizioni accumulate”. E tutto questo nel mentre il management aziendale si prendeva il lusso, nel dicembre 2023, di restituire alla Regione un importo di 2,2 milioni di euro destinati al settore socio-sanitario e, quindi, a strutture come il “Don Mottola”, motivando l’infausta scelta col fatto che si era sotto Natale e il personale era in ferie.
Il silenzio di Occhiuto
C’è di più. L’Asp si prepara a restituire alla Regione anche un residuo del settore socio-sanitario pari a 605.000 euro, importo che, dopo le tante interlocuzioni con l’ex commissario Battistini, avrebbe dovuto essere utilizzato per contrattualizzare il “Don Mottola” per tre mesi. E c’è di peggio. L’Asp ogni anno spende circa 2,5 milioni per pagare le spese di mobilità passiva legate a ricoveri fuori provincia, quando le stesse prestazioni potrebbero essere offerte dalla struttura di Drapia. Perché tutto questo? Cui prodest? Perchè il commissario ad acta della sanità regionale, Roberto Occhiuto, che, a margine di un incontro tenutosi in Prefettura per esaminare il caso dei 72 dipendenti Asp in esubero, intervistato in merito alla vertenza del “Don Mottola”, aveva dichiarato di voler subito approfondire la questione, non si è più fatto sentire? Ai posteri l’ardua sentenza… oppure il “Comitato Caregivers”, con la sua protesta ad oltranza, riuscirà a far saltare il coperchio della pentola in ebollizione?