Acquista un bambino e finge la gravidanza: una storia vera divenuta best seller nazionale

Milena Palminteri, con una tappa a Vibo Valentia, è venuta per la prima volta in Calabria, scoprendo affinità significative con la natia Sicilia

Un esordio letterario con il botto, frutto di un percorso formativo specifico. Leggendo le pagine di questo libro ci si addentra, con il gusto della bella scrittura, in epoche da non dimenticare.

I giornali ne hanno parlato come caso editoriale dell’anno, esploso nei mesi estivi ma ancora adesso irremovibile dalle classifiche nazionali: le copie vendute hanno superato quota 100.000, record che ne fa un caso di studio.

I giornali ne hanno parlato come caso editoriale dell’anno, esploso nei mesi estivi ma ancora adesso irremovibile dalle classifiche nazionali: le copie vendute hanno superato quota 100.000, record che ne fa un caso di studio.

L’autrice, Milena Palminteri, ha lavorato per tutta la vita nella conservazione degli archivi notarili, prima di ritirarsi felicemente in pensione. Era l’inizio degli anni Ottanta quando, lei dirigente l’archivio salernitano, tra le carte di un fascicolo primonovecentesco sospettosamente ingente si imbatté in una vicenda che richiedeva a gran voce di essere riesumata. Stando alle carte, un neonato era stato trasportato in una cesta e una madre aveva ricevuto l’accusa di aver comprato il proprio figlio, mettendo addirittura in scena lo stato interessante per nove mesi al fine di non disperdere il patrimonio; nei tempi a venire rintracciò altre notevoli storie umane, ne serbò la memoria e ne ha fatto di recente un intreccio confluito nel romanzo ‘Come l’arancio amaro’. Ecco difatti ciò che a Milena piace definire “ovetto del romanzo”, il nucleo centrale della trama.

“Una donna è la storia del suo paese, della sua gente. Ed è la storia delle sue radici e della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che le precedettero affinché lei potesse nascere: una donna è la storia del suo sangue”: con tale ouverture Francesca Griffo, titolare della Libreria Cuori d’inchiostro, ha voluto aprire l’incontro – sponsorizzato dal locale ufficio dei consulenti finanziari di Banca Generali Private – che ha portato a Vibo Valentia la scrittrice, nella sua prima volta trascorsa in Calabria. Sono parole scritte dalla cilena Marcela Serrano e sanno oggettivamente rappresentare l’animus più autentico del testo, considerabile un loro sviluppo in estensione.

La libraia, che mai si risparmia dalla conoscenza dei volumi presentati, lo ha particolarmente apprezzato nonostante non ami occuparsi dei più celebrati e venduti. A dialogare con la romanziera, la sala ha ritrovato il noto scrittore Marcostefano Gallo, amico ormai della locale comunità di lettrici e lettori.

Poco tuttavia si è sinora focalizzata l’attenzione sulle figure professionali cui Milena si è affidata prima di cimentarsi nella stesura narrativa: si tratta di Lalineascritta Laboratori di Scrittura Creativa, realtà pioniera del settore promossa dalla giornalista e docente Antonella Cilento, famosa a livello internazionale; anni di lavoro e sacrificio, per l’aspirante, culminati con un percorso di tutoraggio incentrato sulla gestione dei progetti romanzeschi.

Le tre protagoniste vivono vite di donne soffocate dal contesto socioculturale. Chi sogna di laurearsi ma finisce intrappolata nel ruolo di moglie, chi vorrebbe autodeterminarsi ma è troppo povera, chi aspira all’avvocatura ma ha da scontrarsi con un maschilismo diffuso. Ambientata nella provincia siciliana del 1924 e del 1960, l’opera dipinge un fascismo poco percepito sull’Isola nella sua pregnanza politica, snodandosi fin verso gli attimi della scoperta di un passato personale indicibile. Anche la Calabria, non coinvolta in battaglie decisive, condivide con la dirimpettaia quel senso di nostalgia pensando a un ventennio che mai è esistito, una sorta di età dell’oro slegata dalla Storia.

L’uso del dialetto restituisce alla lingua del racconto una cogente verosimiglianza, tanto da farlo assurgere, a detta del moderatore, a uno fra gli esempi migliori dell’ultimo decennio.

“Carlotta mia, io dell’arancio amaro conosco solo le spine e ormai non mi fanno più male. Ma il profumo del suo fiore bianco è il tuo, è quello della libertà”.

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