Dall’incontro di Catanzaro nessuna novità, per il don Mottola un Natale senza sorrisi

Ogni possibile soluzione rinviata al 2025. La vertenza accompagnata da uno strano silenzio istituzionale. E in Conferenza dei sindaci si parlerà solo di cani randagi!

Per gli oltre cinquanta dipendenti del “Medical Center don Mottola” e per i quaranta malati ricoverati nella stessa struttura non sarà un Natale sereno. Avevano tutti riposto grosse aspettative nell’incontro tenutosi oggi pomeriggio a Catanzaro, ma, alla fine, non è cambiato nulla. E la delusione non è poca.

Altra fase interlocutoria

Altra fase interlocutoria

Dopo aver fatto anticamera per ore, il subcommissario unico del Piano di rientro del disavanzo sanitario, Ernesto Esposito, ha incontrato una delegazione del don Mottola della quale facevano parte il legale rappresentante della struttura Soccorso Capomolla e il delegato dei dipendenti Francesco Mancuso, affiancati, nell’occasione, da Tonino Russo, segretario regionale della Cisl, e da Daniele Gualtieri, segretario generale della Cisl Catanzaro-Crotone-Vibo. Presente anche Gandolfo Miserendino, componente della commissione straordinaria da qualche mese alla guida dell’Asp di Vibo. Dopo tanta attesa, il colloquio è durato solo pochi minuti. Giusto il tempo per consentire tanto a Miserendino che ad Esposito di rimarcare la decisione di spostare la ricerca di una possibile soluzione per il don Mottola al 2025.

Tante perplessità

Dipendenti, degenti, familiari e proprietà della struttura possono tranquillamente aspettare. Tanto se oltre cinquanta lavoratori rimarranno senza stipendio per le prossime festività o se i quaranta degenti dal 1° gennaio prossimo si ritroveranno senza un posto letto e senza cure è un problema di nessuna importanza. E’ un problema che riguarda solo un centinaio di persone. E le perplessità non sono solo queste. La vertenza del don Mottola appare accompagnata da un alone di mistero di non facile lettura. Si fatica a capire perché tanta ostilità nei confronti di chi invoca il diritto alla salute o il diritto a mantenere il proprio posto di lavoro. Non si capisce il silenzio dell’Asp che nemmeno risponde a una richiesta di incontro avanzata da tutti i sindaci del Vibonese per parlare di sanità cosi come non si capisce il silenzio della Prefettura che resta alla finestra su questioni che interessano l’intero territorio provinciale.

Silenzio istituzionale

In tema di sanità, infatti, le istituzioni continuano a non prendere atto della vergognosa situazione della farmacia territoriale, del malcontento che regna tra la gente per le lunghe liste d’attesa che impediscono ai più bisognosi di curarsi, delle carenze inaccettabili della medicina sul territorio, delle difficoltà lamentate dagli ospedali di Serra e Tropea e tanti altri aspetti ancora. Di fronte a tanto sfascio, arriva il colpo di grazia della Conferenza dei sindaci. Tutti ne chiedevano la convocazione e la convocazione è arrivata. Ma all’ordine del giorno ci sono solo due punti: Ricostituzione degli organi e Problematiche relative al randagismo. E la sanità? Neanche a parlarne. Probabilmente ha ragione il sindaco Enzo Romeo a far calare il sipario. La sanità vibonese, del resto, è ultima in Italia. A che serve parlarne? Ormai è tutto scontato, tutto normale: i poveri muoiono perché non possono curarsi, i ricchi fanno arrivare gli specialisti da fuori regione.

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