Dalla nautica di lusso alla baraccopoli, benvenuti nel Porto di Vibo Marina

Superficialità e improvvisazione rallentano il percorso dello sviluppo turistico. Un inciampo nel percorso di rinascita della cittadina

Vibo Marina e turismo. Se ne discute da mesi ma la svolta, effettivamente, tarda ad arrivare. Per tutta risposta da qualche settimana sulla banchina principale, quella antistante la Capitaneria di Porto che guarda in faccia uno degli alberghi più lussuosi della cittadina (che potrebbe entrare in funzione tra qualche mese) ecco ergersi una struttura, un tendone simile a una capanna. Non siamo a Natale e, sicuramente, non dovranno trovare rifugio né il bue e, tantomeno, l’asinello, ma solo per accogliere i passeggeri diretti o, in arrivo, alle Isole Eolie.

Un passo indietro

Una scelta che lascia increduli e profondamente delusi, non solo per l’impatto estetico devastante, ma anche per ciò che simbolicamente rappresenta: un passo indietro, un inciampo improvviso nel percorso di rinascita turistica e urbanistica del Porto.

Vibo Marina, negli ultimi mesi, aveva iniziato a metabolizzare la necessità di un serio e costruttivo dibattito sul cambio di rotta; aveva cominciato ad avvertire la necessità che è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e avviare la bonifica di aree dismesse, a programmare la delocalizzazione di Meridionale Petroli, superando tutti gli ostacoli che per decenni hanno costellato la strada dello sviluppo turistico di tutta l’area portuale, senza dimenticare il risanamento del quartiere Pennello.

Investimenti privati

L’idea di un Porto diverso veniva accolta con favore grazie soprattutto a consistenti investimenti privati per decine di milioni di euro. Imprenditori, operatori e cittadini stavano cominciando a credere in una visione nuova, moderna, all’altezza delle potenzialità straordinarie di questo tratto di costa. Ma oggi, quell’ambizione viene quasi macchiata dalla superficialità, dall’improvvisazione di chi ha deciso di installare una capanna dove accogliere passeggeri per l’imbarco.

Un tendone sulla banchina principale non rappresenta accoglienza, ma deturpazione; non è funzionalità, bensì sciatteria. È un pugno nell’occhio per chi arriva dal mare, il primo impatto con la città per turisti che, magari, avevano scelto di fermarsi attratti dal fascino autentico di Vibo Marina e delle sue acque. È un ritorno a un modo vecchio di gestire lo spazio pubblico: quello che ignora la bellezza, l’identità e il valore simbolico dei luoghi.

Progetti macchiati

Il Porto è il biglietto da visita della città, il primo e l’ultimo sguardo che un viaggiatore o un turista rivolge a un luogo. Non si può permettere che sia rovinato da soluzioni frettolose e discutibili. Non si può accettare che progetti tanto attesi vengano compromessi da scelte miopi. Vibo Marina merita di più. Merita eleganza, merita visione, merita rispetto.

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