“Aemilia 220 – La Mafia sulle rive del Po”: la ‘ndrangheta che ha cambiato volto e conquistato il Nord

Per la prima volta una docufiction racconta con taglio cinematografico l’espansione silenziosa della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, terra ritenuta a lungo immune da infiltrazioni mafiose

L’espansione della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, una regione considerata fino a pochi anni fa immune da infiltrazioni mafiose: la raccontano per la prima volta in modo sistematico e cinematografico Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami in “Aemilia 220 – La Mafia sulle rive del Po”, una docufiction coprodotta da Rai Fiction – Fidelio con il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, in onda venerdì 23 maggio, in prima serata su Rai 2. Il riferimento a “220”, nel titolo, non è solo un numero: è il simbolo della portata sistemica di un’inchiesta che ha rotto il silenzio e rivelato quanto la mafia sia diventata moderna, mimetica e trasversale.

Sistema ramificato

“Il nostro obiettivo – dice il regista Claudio Canepari – non è solo informare, ma scuotere. Mostrare come l’infiltrazione mafiosa non sia un fenomeno confinato al Sud, ma un sistema ramificato, che ha saputo insinuarsi nella quotidianità delle città emiliane, mimetizzandosi tra aziende, appalti e relazioni sociali. Abbiamo lavorato per restituire la complessità di questa vicenda, senza semplificazioni, ma con la consapevolezza che la chiarezza è un atto politico”.

Il più grande processo

Al centro del racconto, c’è il più grande processo di mafia mai celebrato nel Nord Italia, con 220 arresti, un’aula bunker costruita appositamente e centinaia di intercettazioni audio e video che svelano una criminalità mutata: non più pizzo e lupara, ma giacca e cravatta, con legami trasversali con politica, istituzioni e media locali. Attraverso interviste a investigatori, magistrati, giornalisti e grazie a una ricostruzione immersiva – firma autoriale di Claudio Canepari e Giuseppe Ghinami – la docufiction trasforma le carte processuali in un thriller civile capace di scuotere le coscienze, anche attraverso documenti d’archivio inediti, intercettazioni e testimonianze dirette.

Il cast

Nel cast, Fabio Melchionna è nel ruolo del boss della cosca di Cutro Romolo Villirillo; Savino Paparella interpreta Antonio Gualtieri, altro pezzo grosso della ‘ndrangheta emiliana; Cosimo Ribezzi è il boss Nicola Grande Aracri; Jessica Giuliani interpreta Roberta Tattini, la consulente bancaria e finanziaria al soldo della mafia emiliana. Paolo Bonacini e Giovanni Tizian sono le voci narranti.

Tra il 2000 e il 2010 una lunga scia di attentati, incendi dolosi e omicidi irrisolti attraversa l’Emilia-Romagna, senza che nessuno riesca davvero a spiegarsene il senso: a Brescello, il paese di Don Camillo e Peppone, c’è un omicidio eseguito da killer vestiti da carabinieri; a Reggio Emilia, invece, una bomba esplode in un bar del centro e un’altra devasta l’Agenzia delle Entrate di Sassuolo. Quella che sembra solo una serie di episodi isolati è in realtà la punta dell’iceberg di una nuova mafia: la ‘ndrangheta 2.0. Un’organizzazione che ha abbandonato le armi per la strategia dell’infiltrazione: frode fiscale, falsa fatturazione, riciclaggio, smaltimento rifiuti, logistica, ciclo del cemento. Una criminalità che “fa più soldi con le fatture che con la droga”, come dichiarano i boss stessi, intercettati dagli inquirenti.

“Aemilia 220 – La Mafia sulle rive del Po” segue passo dopo passo le indagini avviate nel 2010 e culminate nel 2015 con il più imponente blitz antimafia del Nord: 220 arresti, una maxioperazione che coinvolge boss calabresi ma anche professionisti, politici, imprenditori e funzionari pubblici emiliani.

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