Gli investigatori della Guardia di Finanza di Catanzaro sono al lavoro. Passano al setaccio carte e file acquisiti durante le perquisizioni disposte dalla Procura della Repubblica di Catanzaro ed effettuate nell’ambito dell’indagine per una presunta corruzione. Nell’inchiesta sono coinvolti, fra gli altri, il capo della segreteria della sottosegretaria azzurra Matilde Siracusano; Ernesto Ferraro, alla guida delle Ferrovie della Calabria, e il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Alla base della vicenda giudiziaria, da quanto emerge, un intreccio di nomine e consulenze sulle quali gli inquirenti vogliono vederci chiaro.
Matilde Siracusano
Il presidente della Regione ha reagito in maniera pesante e, molto probabilmente, tornerà alla carica domani sera (lunedì 16 giugno alle ore 22:40) a Quarta Repubblica, su Rete 4, condotta da Nicola Porro. Nel frattempo, c’è da registrare la presa di posizione della sua compagna, ovvero la sottosegretaria Matilde Siracusano, che non ha certo usato mezzi termini.
Questa la reazione affidata ai social dalla parlamentare azzurra: “Qualche giornalista mi accusa di essere silente. Forse non mi conosce. O forse finge di non sapere chi sono. Associare il nome di Roberto alla parola “corruzione” è una bestemmia. Non una forzatura: una bestemmia. E sì, sono profondamente arrabbiata. Perché so quanta fatica, quanta dedizione, quanto amore ha messo in questa terra. L’ho visto vivere il suo incarico come una missione. Come un ordine sacro. Senza tregua. Senza compromessi”.
La sottosegretaria poi aggiunge: “Roberto è un maniaco del rigore, della trasparenza, della legalità. Ha azzerato ogni forma di clientelismo. Talmente esigente da sembrare, a volte, sgarbato. Quasi insopportabile. Chi lavora con lui sa bene di cosa parlo. Ha sempre voluto scegliere i migliori. Altro che manuale Cencelli! Ha scelto persone anche lontanissime dalla sua area politica, pur di far risorgere la sua amatissima Calabria”.
“Se avessi potuto, avrei assunto tutto il suo staff. Ma, purtroppo, lavorano talmente tanto con lui che non gli resta tempo per nient’altro. (E aggiungo: la mia segreteria, modestamente, per curriculum e operatività, farebbe invidia a chiunque.) Questa indagine ha scatenato un’ondata di indignazione e di solidarietà. Trasversale. Spontanea. Perché le persone vedono, capiscono, riconoscono. E non si lasciano abbindolare da certe operazioni”.
Infine, la sottosegretaria conclude con una bordata pesante: “Io non ho parlato finora per rispetto. Perché Roberto è così: sobrio, discreto, riservato. E perché, a differenza sua, io la fiducia nella giustizia l’ho persa da un pezzo”.