Il Pd in Calabria sta esplodendo dopo la “cazziatona” di Doris Lo Moro contro i vertici del partito calabrese in primis Nicola Irto (Reggio Calabria), Amalia Bruni (Lamezia Terme), Ernesto Alecci (Soverato) e Jasmine Cristallo (Catanzaro), accusati di aver stipulato un “accordone” per spartirsi i posti di potere nel Pd della provincia di Catanzaro e far fuori lei e i suoi meravigliosi ragazzi. Lei che ha costruito: un centrosinistra coeso, forte, giovane e radicato… e di ritrovarsi oggi esclusi dal proprio stesso partito”.
Dall’altra parte Nicola Irto, Amalia Bruni e Jasmine Cristallo mandano avanti Lidia Vescio, prima eletta del Pd con quasi mille voti, che afferma che il Pd di Irto con il congresso sta rinnovando il partito. “Si respira un clima di rinnovata partecipazione e voglia di costruire…si sta rafforzando ogni giorno grazie all’ingresso di nuove energie: giovani, donne, uomini che scelgono di impegnarsi per la propria comunità”. Valle a mettere d’accordo queste campane.
Tanti gli interrogativi
Dove sta la ragione? Chi è il vero innovatore? E chi il paladino dei giovani, delle donne, del nuovo? Chi rappresenta Elly Schlein in Calabria? Ah, saperlo! Saperlo davvero?!”.
Congresso in Calabria
La polemica ha acceso l’attenzione su un congresso del Pd calabrese che procedeva a fari spenti. Un congresso particolare, si potrebbe dire il congresso del “famolo strano”. Prima si è svolto quello regionale con l’elezione all’unanimità di Nicola Irto. Congresso svolto a Lamezia Terme in piena campagna elettorale, naturalmente senza dibattito, non avevano tempo da perdere, con l’ investitura plebiscitaria di Irto da parte di tutti i presenti, compresa Doris Lo Moro.
Non appena rieletto Nicola Irto pronuncia il famoso discorso di: “Liberiamo Lamezia Terme”. Una cosa che a tutti i cittadini lametini le palle ancora gli girano. Come se a Lamezia ci fosse una città soffocata e controllata dalla ‘ndrangheta e non invece una città normale con una presenza mafiosa sofferta dai cittadini come da qualunque altro cittadino di Reggio o Catanzaro o Vibo o Cosenza. Mai auspicio fu più foriero di sciagura, visto che dopo pochi giorni il ballottaggio ha visto il trionfo del mite avvocato Murone.
Lotta per il potere
La verità che traspare dal detto e non detto è che la Lo Moro avrebbe voluto la riconferma alla carica di segretario provinciale di Domenico Giampà mentre l’alleanza Irto-Bruni-Alecci-Cristallo ha messo in campo un duo con la candidatura di Gallello, sindaco di Gasperini a segretario provinciale e della Vescio a vice segretario vicaria per prendere il controllo anche di Lamezia. I giovani, le donne, il rinnovamento, in questa contesa c’entrano come i cavoli a merenda. E ciaone al rinnovamento marca Elly Schlein.
Scelte al caminetto
La Lo Moro oggi denuncia scelte fatte a caminetto tra pochi intimi, in pratica lo stesso metodo che ha portato prima alla sua disponibilità e poi alla sua candidatura a sindaco. La sua candidatura nasce dalla sponsorizzazione del segretario del circolo di Nicastro Gennarino Masi e dopo portata avanti dal commissario Domenico Giampà in difesa del quale oggi si alzano barricate in nome di un presunto rinnovamento.
Il quartetto Cetra
Non si può dire diversamente per il nuovo quartetto Cetra: Irto/Bruni/Alecci/Cristallo che vogliono uomini e donne fidate alla guida del partito. In sintesi monarchia assoluta contro repubblica di Franceschiello. Naturalmente nessuno si interroga sulla batosta elettorale alle elezioni comunali. La Lo Moro invece di chiedersi perché si è fermata a 12 mila voti mentre nello stesso giorno il sì ai referendum sul lavoro arrivavano a 16 mila con cui si sarebbe vinto, arriva a sbandierare la sconfitta come un grande successo arrivando ad affermare: “Il Pd ha preso 4755 voti pari al 42,8 per cento. Come è possibile che in questa provincia con numeri così, non si senta il bisogno di aprire una discussione per mantenere questo grosso risultato?”. Analisi che se fosse stata fatta ai tempi del Pci avrebbe comportato una retrocessione sul campo, tipo Chaplin nel Dittatore che stacca le medaglie dal petto del suo generale panzone.
L’amara verità
In realtà la conclusione principale a cui la Lo Moro, il Pd, il M5S e la sinistra dovrebbero arrivare è che la candidatura della Lo Moro è stata una candidatura sbagliata e per questo perdente. Non c’entrano le sue qualità umane e politiche ma è stata una candidatura invisa, a torto o a ragione in larga parte della gente comune, per la sua storia e per il suo rapporto ondivago con i cittadini lametini soprattutto fuori Nicastro.
Il Pd ha vinto?!
E poi sul versante dei dirigenti piddini è una magra consolazione pensare che il Pd sia il primo partito con il 14%. Sia perché il risultato non è lontano dal 12% di sei anni fa e anche perché è arrivato fagocitando, triturando e digerendo l’esperienza delle liste di Lamezia bene Comune che raggiunse il 10% dei consensi proprio come forza alternativa a quel vecchio Pd fatto di camarille, divisioni, personalismi. Il maquillage del Pd è stato apprezzato nella cosiddetta ZTL del centro. Il Pd si consola per il primo posto conseguito “cannibalizzando” i suoi alleati. Nel 2019 Guarascio per il Pd arrivò ad un misero 18%, Piccione per Lamezia bene Comune (la sinistra alternativa) all’ 11%, il M5S quasi al 5%. Fate la somma e vedete che siamo lì. Allora fu una bruciante sconfitta perché non si arrivò nemmeno al ballottaggio ma il bacino elettorale quello è e quello è rimasto.
Lamezia bene Comune
A pagare le spese maggiori sono stati gli alleati del Pd. In primis la sinistra che sei anni fa fu vista come alfiere del cambiamento e che con l’avvento della Schlein si è adeguato alle eterne logiche di potere del Pd. Rosario Piccioni, candidato a sindaco da Lamezia bene comune, sei anni fa prese un lusinghiero 10% oggi non viene rieletto. Troppe ambiguità e cambiamenti di rotta. Tre anni fa fu candidato con De Magistris alle regionali al grido di mai più con il Pd. Va bene si è fatta la scelta di sposare il rinnovamento della Schlein ma non si può partire sostenendo la linea della Jasmine Cristallo per un rinnovamento totale per poi insieme far marcia indietro e accontentarsi della candidatura in lista a sostegno della Lo Moro al grido di testardamente unitari.
Il M5S e la Sinistra
Così come una bella batosta la prende il M5S che da motore del cambiamento diventa invece sponsor della restaurazione. Dopo la batosta alle regionali in Liguria si disse che fu colpa dell’effetto Orlando, aver candidato un giovane vecchio dirigente piddini che mai il suo elettorato avrebbe votato. Detto fatto, a Lamezia ci ricascano. Ancora i suoi simpatizzanti sono scioccati dal cambiamento di rotta di Anna Laura Orrico che paragonava la Lo Moro a Sandro Principe chiedendo con forza un nome giovane. Poi, convertendosi sulla via di Lamezia alla candidatura della Lo Moro e inguaiando pure il povero Conte. Della Sinistra di Fratoianni si sono perse le tracce dopo che Fernando Pignataro dall’home page del Corriere della Calabria, organo ufficiale della Lo Moro, dichiarò che l’unica candidatura possibile e immaginabile era quella della Lo Moro. Gli iscritti e simpatizzanti ne furono così entusiasti che nessuno volle candidarsi.
Gianni Speranza
Non posso non parlare del mio amico Gianni Speranza. Sarebbe da ipocrita non parlarne e alimenterei sospetti e congetture sul fatto che il mio ispiratore sia lui. Non so se la sua candidatura fosse giusta, se nascesse solo da spirito di servizio e da una piccola ambizione che c’è in ognuno di noi. Purtroppo la politica e l’impegno sociale sono una malattia che ti porti dentro per tutta la vita. Quello che so è che il trattamento che ha ricevuto da tutto il Pd con Irto e Cristallo in testa, di Giampà non vale la pena parlarne, non viene riservato nemmeno al peggiore dei nemici politici.
Il passo indietro
Con la Schlein e tanti amici in altre faccende affacendati. La Lo Moro al loro confronto è stata una signora. Anche Speranza ha commesso un errore, come il commissario Linetti. Subire per educazione comunista la richiesta dei suoi amici di fare un passo indietro. Richiesta folle che ha aperto una autostrada alla candidatura sbagliata della Lo Moro. Ma lui da vero signore non è riuscito a dire di no ai suoi amici. Se fosse andato per la sua strada forse avremmo avuto anche a Lamezia l’effetto Principe.
Italo Calvino scrive nel Barone Rampante che ciò che succede nel mondo da lontano si vede meglio. Non lo so, non ho la presunzione del verbo. Ma spero che di fronte al silenzio assoluto che è seguito alla batosta di Lamezia Terme queste mie considerazioni aprano una riflessione in tanti delusi della sinistra che ancora sperano testardamente.