Lo zio l’aveva baciata sulla bocca cogliendola di sorpresa e senza il suo consenso, la Corte d’Appello di Catanzaro lo condanna a due anni di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento della parte civile confermando in toto la sentenza di primo grado.
La forza di denunciare
La ragazza, difesa dall’avv. Rosalia Staropoli, all’epoca dei fatti era poco più che diciottenne e, in lacrime, non aveva esitato a raccontare tutto alla madre, che si schierava decisamente al suo fianco sfidando le aggressioni verbali delle parenti che ricoprivano entrambe di insulti. Anzi, madre e figlia, affrontando ogni sorta di pregiudizio e di maldicenza decidevano con coraggio di denunciare quanto accaduto. “Ancora oggi purtroppo – asserisce l’avv. Rosalia Staropoli – non tutte le donne calabresi che subiscono atti sessuali trovano la forza di denunciare. Queste due donne, superando tanti momenti di grande sconforto, sono riuscite ad ottenere giustizia”.
I danni alla psiche
A base della condanna, peraltro, non c’è solo la gravità del gesto, ma anche e soprattutto le sue ricadute negative sulla vita della ragazza. “Sicuramente alcuni traumi – spiega la professionista vibonese – non si possono cancellare. L’evento dannoso nella psiche di una ragazza poco più che diciottenne, provocato dallo zio di cui si fidava, ha alterato tutte le abitudini di vita sociale e relazionale quotidiane, rendendola molto insicura e estremamente introversa. Innanzitutto è fondamentale – sottolinea – saper riconoscere la violenza sessuale, che può consistere anche in un bacio o in uno sfregamento e, ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 609 bis c.p., non è necessaria una violenza che ponga il soggetto passivo nell’impossibilità di opporre una resistenza, essendo sufficiente che l’azione si compia in modo insidiosamente rapido, tanto da superare la volontà contraria del soggetto passivo, così ponendola nell’impossibilità di difendersi”.
Poiché certe situazioni sono piuttosto frequenti “ricordo inoltre alle donne – conclude l’avvocato Rosalia Staropoli – che a prescindere dal reddito percepito, le spese legali per reati di questa natura sono interamente coperti dal patrocinio a spese dello Stato”.