Occhiuto si dimette per salvarsi, non per salvare la Calabria

Si aprono oggi a Reggio Calabria gli stati generali di Forza Italia e il "caso Occhiuto" sarà al centro del dibattito

Raramente accade in politica che una persona si dimetta per poi ricandidarsi. Eppure è accaduto o sta per accadere. In questa ottica, la mossa di Roberto Occhiuto non appare un atto di coraggio, piuttosto una scelta disperata. Una manovra per cambiare i titoli dei giornali, spostare il focus dall’inchiesta giudiziaria alla sua persona, nel tentativo di trasformare una crisi politica in un’occasione elettorale.

Non è un gesto nobile

Non è un gesto nobile

Non è un gesto nobile, è un atto di autoconservazione. Un tentativo plateale di blindarsi prima che la magistratura approfondisca; prima che il suo partito, Forza Italia, sia costretto a discutere su di lui. Da oggi e fino a domenica 3 agosto, a Reggio Calabria, si ritrovano gli stati generali degli azzurri. Nella platea anche amici e nemici di Occhiuto (e non sono pochi); grazie a questa “operazione marketing” saranno costretti tutti a stringersi attorno al presidente della Regione.

Teme di essere logorato

Occhiuto si dimette perché teme di essere logorato. Non lo fa per rispetto delle istituzioni o per senso di responsabilità, ma per bruciare sul tempo gli alleati del centrodestra che da mesi si interrogano su una via d’uscita, forse su un’alternativa. E per cogliere di sorpresa un centrosinistra frastornato, che ancora non ha elaborato una proposta alternativa credibile.

Il modello di potere

Il suo annuncio è una fuga in avanti studiata a tavolino. E intanto il vuoto amministrativo è reale: alla Cittadella nessuno firma, nessuno decide. Non per colpa degli “odiatori”, ma perché il modello di potere di Occhiuto è costruito su un uomo solo al comando. Quando l’uomo traballa, tutto si ferma. Forse molti temono di essere inghiottiti dalla palude sulla quale galleggia la pubblica amministrazione e dentro la quale crescono solo, e sempre più rigogliosi, gli alberi del malcostume e della corruzione; dove a dettare le regole sono gli uomini di tutte le stagioni perché solo loro conoscono i gusti della politica.

La narrazione dei cantieri

La narrazione dei cantieri aperti è l’ennesima illusione mediatica. Il presidente sventola la metro di Catanzaro ma la sanità è ancora commissariata, le promesse sui nuovi ospedali non potranno essere mantenute nei tempi annunciati. Vibo, Sibari, Palmi? In questi luoghi la gente aspetta da decenni promesse simili e oggi assiste a una recita maldestra.

Occhiuto invoca il popolo

Occhiuto invoca il popolo, ma ha paura della politica. Non vuole un confronto, vuole un plebiscito. Prova a trasformare il voto in una chiamata alle armi contro i “nemici della Calabria”, costruendo un clima da guerra civile istituzionale. È la tipica retorica del potere quando si sente accerchiato.

La Calabria che lavora

E come dimenticare la Calabria vera. Quella che lavora, quella che un lavoro non ce l’ha, che tira avanti tra mille difficoltà; che non va in Tv e non scrive post, che soffre in silenzio e che in ogni momento della giornata pensa ai suoi cari costretti a emigrare. Per questa maggioranza silenziosa le dimissioni di Occhiuto non cambiano nulla. Perché nulla è cambiato nella vita di chi si alza ogni giorno per affrontare ospedali senza medici, senza posti letto, attese di mesi (forse anni) per una visita o un esame specialistico, pronti soccorso al collasso, il lavoro che manca, i giovani che vanno via. A questa gente non interessa il teatrino del potere. Non le importa se Occhiuto resta o va via. Perché sa che finché non si cambia metodo, squadra, visione, il futuro resta lo stesso: un eterno presente fatto di promesse, conferenze stampa quotidiane e zero risultati.

Il presente che manca

Occhiuto parla del “futuro della Calabria”. Ma intanto è proprio il presente che manca. E i calabresi, stanchi e delusi, lo sanno. Non hanno bisogno di un’altra campagna elettorale. Hanno bisogno di una vera svolta. E quella, finora, non s’è vista.

Il voto anticipato

Quella che Occhiuto ha aperto ieri sera (31 luglio ore 19,30) non è una pagina nuova. È il tentativo disperato di cancellare con un voto anticipato le domande scomode di oggi. Ma la storia non si riscrive con una campagna elettorale lampo. La Calabria ha bisogno di serietà, non di teatrini. E ha bisogno, soprattutto, di chi abbia il coraggio di costruire, non solo di sopravvivere.

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