Un commento gravemente offensivo sui social ha scatenato una valanga di indignazione e attestati di solidarietà nei confronti di Wanda Ferro, sottosegretario agli Interni e coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia. Tutto è nato da un post in cui Ferro elogiava la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riportando gli apprezzamenti della stampa internazionale, tra cui Le Monde: “Giorgia Meloni, il suo modello: anche Le Monde la elogia. Sinistra ai matti” – aveva scritto Ferro, accompagnando il testo con una foto della premier. Il gravissimo episodio ora è al vaglio della Polizia Postale.
Violenza inaudita
Violenza inaudita
Tra i commenti, un utente (il cui nome è stato oscurato) ha superato ogni limite: “Un cancro a te e a lei, cagna”. Parole violente e disumane, che hanno spinto il sottosegretario a sporgere immediata denuncia. Contattata da Il Secolo d’Italia, Ferro ha espresso amarezza e fermezza: “Le critiche politiche sono il sale della democrazia e io le ho sempre accettate. Gli insulti, gli auguri di un cancro – malattia che colpisce tante persone e soprattutto tante donne – non li accetto. E non li accetterei nemmeno se riguardassero i miei avversari politici”.
Il mondo politico reagisce
La reazione del mondo politico, in particolare di Fratelli d’Italia, è stata compatta e immediata: Denis Nesci, europarlamentare, ha definito il commento “squallido e indegno di un dibattito civile”. I parlamentari Alfredo Antoniozzi, Fausto Orsomarso ed Ernesto Rapani hanno espresso pubblicamente la loro vicinanza. I consiglieri regionali calabresi, guidati da Luciana De Francesco, hanno denunciato “un clima di inaccettabile odio” che avvelena il confronto politico.
Social e odio politico
Gli assessori Filippo Pietropaolo e Giovanni Calabrese hanno manifestato piena vicinanza umana e politica alla sottosegretaria calabrese. L’episodio riapre il tema della violenza verbale e dell’odio politico sui social. Ma, in questa occasione, la risposta è stata corale: il messaggio, forte e condiviso, è che il dissenso non deve mai scadere nella barbarie personale.