C’è un luogo, nel cuore dell’Azienda ospedaliera “Renato Dulbecco” di Catanzaro, dove le cure non passano solo da farmaci e terapie, ma anche dalle parole. È qui che è nato Libera-mente, un progetto speciale che ha trasformato i giovani pazienti dell’Oncoematologia Pediatrica in veri e propri autori e conduttori di un podcast.
Il racconto dei ragazzi
Il racconto dei ragazzi
Dietro i microfoni ci sono Alice, Marta, Martina e Francesco: quattro ragazzi che, tra emozioni, sogni e passioni, hanno deciso di raccontarsi. Hanno parlato di musica e libri, di cinema e arte, ma anche di malattia e resilienza. Ne sono venuti fuori dialoghi autentici, intensi, che non restano chiusi in reparto: gli episodi saranno presentati nelle scuole, per creare momenti di confronto e sensibilizzare su infanzia, fragilità e creatività come forza vitale.
Il supporto del reparto
Il progetto, parte delle attività socio-culturali e di supporto emotivo del reparto, ha guidato i partecipanti in ogni fase: dalla scelta dei temi alla scrittura, dalla registrazione in studio alla post-produzione. Il tutto grazie a un team multidisciplinare che ha unito competenze mediche, psicologiche e artistiche. In prima linea il dottor Giuseppe Raiola, direttore del Dipartimento Materno Infantile e promotore dell’iniziativa, la dottoressa Maria Concetta Galati, direttrice dell’Oncoematologia Pediatrica, la psicologa Ilenia Sabato e la filologa Noemi Doria, che ha curato il lavoro sulle parole.
Supporto fondamentale
Fondamentale il sostegno della commissaria straordinaria dell’Azienda ospedaliera universitaria, Simona Carbone, della referente del presidio Ciaccio, Rosa Costantino, dello staff medico e infermieristico. A dare ulteriore valore al percorso, l’apporto di artisti e professionisti come il podcaster Andrea De Pasquale, il designer Alessandro Mattia, l’artista Carlo Curatola con il progetto Windowsea e il pittore e muralista Marco Ronda, in arte Bislak.
Un laboratorio vivo
La registrazione sarà un momento corale, un laboratorio vivo di collaborazione e ascolto reciproco. Ma, soprattutto, sarà un atto di resistenza alla malattia: un messaggio forte e chiaro che “la voce di chi ha qualcosa da dire non si spegne mai”. Con Libera-mente, quelle voci non solo si sentono. Si ascoltano.