Paziente oncologica senza farmaco salvavita, il marito: colpa di un codice fermo in Regione

Una donna ultrasessantenne di Soriano Calabro, affetta da più tumori, è rimasta senza terapia salvavita a causa della mancata autorizzazione da parte della Cittadella

Una vicenda emblematica delle fragilità della sanità calabrese arriva da Soriano Calabro, nelle Preserre vibonesi, dove una donna ultrasessantenne, ex ostetrica in pensione e malata oncologica da anni, si è vista improvvisamente privata del farmaco salvavita che le consente di convivere con la malattia. Il medicinale, essenziale secondo i medici che la seguono, non è più disponibile da alcune settimane alla farmacia territoriale di Vibo Valentia, dove fino a poco prima di Ferragosto veniva regolarmente fornito. Dietro l’interruzione della somministrazione, come riporta “Il Quotidiano del Sud”, ci sarebbe un problema burocratico: la mancata trasmissione da parte della Regione Calabria del codice autorizzativo necessario per l’acquisto del farmaco. Un dettaglio tecnico che, però, si traduce per la paziente in un vuoto terapeutico potenzialmente fatale.

La denuncia del marito

La denuncia del marito

A rendere pubblica la vicenda è Vincenzo Bellissimo, ex medico del 118 di Vibo Valentia e marito della paziente, che ha rivolto un duro atto d’accusa nei confronti dell’ex presidente della Regione e commissario alla sanità, Roberto Occhiuto. Bellissimo non usa mezzi termini: “Occhiuto ha voluto fortemente il doppio incarico, ma oggi lascia dietro di sé una sanità allo sbando. Mentre lui prepara la campagna elettorale, mia moglie è senza cura per colpa di un codice che la Regione non trasmette”.

Secondo il suo racconto, il 12 agosto la donna ha presentato regolarmente richiesta alla farmacia territoriale, ma a oggi nessuna consegna è avvenuta. Non solo: non sarebbe nemmeno stato avviato l’iter di approvvigionamento, a causa della mancata autorizzazione regionale. “Da quattro anni mia moglie combatte con più tumori maligni – denuncia Bellissimo – ma ora è scoperta di terapia per colpa di un sistema sanitario completamente bloccato”.

Medicinale irrinunciabile

Il quadro clinico della paziente, fanno sapere i familiari, non consente soluzioni alternative. Il precedente farmaco utilizzato, infatti, è stato sospeso su indicazione dell’oncologa che la segue a Roma, a causa di gravi effetti tossici. Il nuovo trattamento è dunque l’unico compatibile con le sue condizioni, e l’assenza di somministrazione potrebbe far precipitare rapidamente lo stato di salute.

Un muro di gomma

Il marito racconta di aver tentato più volte di contattare gli uffici regionali, il Dipartimento Salute, il Cup, l’Urp, ma senza ottenere risposte concrete. “È come parlare con un muro di gomma” dice, annunciando l’intenzione di presentare un esposto alle autorità competenti.

Il contesto politico

Il caso esplode in un momento particolarmente teso per la politica calabrese: le recenti dimissioni di Occhiuto da presidente della Regione e commissario alla sanità – a un anno e mezzo dalla fine del mandato – hanno riacceso le tensioni politiche e lasciato sul campo una serie di emergenze irrisolte, tra cui quella sanitaria. La storia della donna di Soriano Calabro, come tante altre in Calabria, diventa dunque il simbolo di un sistema in affanno, dove i cittadini pagano il prezzo più alto.

Problema non è solo tecnico

Questa non è solo la vicenda di una paziente oncologica in attesa di un farmaco, ma il riflesso di una sanità che rischia di cedere sotto il peso della burocrazia e dell’immobilismo politico. Quando una semplice autorizzazione manca e l’intero meccanismo si blocca, il problema smette di essere tecnico: è profondamente politico. E intanto, mentre si cercano responsabilità e si rincorrono giustificazioni, la salute – e talvolta la vita – delle persone resta appesa a un codice che non arriva.

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