Overtourism in Calabria, opportunità economiche e rischi per i centri storici

Il turismo esplode anche nei borghi calabresi, trainato dagli affitti brevi e dal low cost, ma porta con sé nuove sfide

La diffusione capillare di Internet ha permesso ai privati di organizzarsi le vacanze, facendo nascere i colossi delle app per gli affitti brevi, che, unitamente ai voli aerei a basso costo, consentono di coprire distanze enormi, in breve tempo e a prezzi convenienti: hanno creato l’overtourism. Nel contempo, le città subiscono dei cambiamenti, per cui la rigenerazione urbana dovrà occuparsi di modellare gli spazi della città in funzione dei turisti, specie i vuoti urbani da non riempire, come si sta invece facendo ora. Tutto ciò è solo la piccola punta di un fenomeno che annuncia — recenti analisi lo dimostrano — che il turismo globale non è nemmeno vicino al suo apice.

Per le piccole città calabresi è stato un toccasana uscire da quel vecchio paradigma del “turismo come villaggio chiuso”, che alla città portava poco e nulla economicamente: era turismo di rapina dell’ambiente. In particolare, per la Costa degli Dei, Tropea e dintorni, il turismo è esploso, essendo la 28ª in classifica nazionale, con 2,5 milioni di presenze.

Per le piccole città calabresi è stato un toccasana uscire da quel vecchio paradigma del “turismo come villaggio chiuso”, che alla città portava poco e nulla economicamente: era turismo di rapina dell’ambiente. In particolare, per la Costa degli Dei, Tropea e dintorni, il turismo è esploso, essendo la 28ª in classifica nazionale, con 2,5 milioni di presenze.

Oggi il turismo si è diffuso anche presso gli alloggi privati, e il commercio di prossimità è divenuto un apporto economico diffuso per la popolazione. Certo, i residenti percepiscono il fenomeno e la propria città come un “set cinematografico abitato dai turisti” e quindi di qualità, nonostante i numeri nazionali fotografino una situazione allarmante: tra il 2012 e il 2024, l’Italia ha perso quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività ambulanti, mentre crescevano di 18.500 unità le imprese legate ad alloggi e ristorazione.

Tuttavia, emerge una nuova consapevolezza tra i cittadini. Secondo una ricerca Bva Doxa per American Express, il 45% degli italiani ha aumentato gli acquisti presso i piccoli esercenti negli ultimi due anni, percentuale che sale al 54% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. L’88% preferisce vivere in aree servite da negozi, considerati determinanti nella scelta del quartiere rispetto a scuole, ospedali o aree verdi.

I problemi

I calabresi stanno uscendo da decenni di cultura nordista, dove valorizzare ha significato cementificare, per cui i Comuni costieri, anche il più piccolo, avevano ed hanno nel cassetto un progetto di valorizzazione turistica: alberghi, campi da golf e mega villaggi, porti e porticcioli (P. Paolillo). A ciò si aggiunge, solo in apparente contraddizione, il disprezzo totale dei calabresi verso l’ambiente, spiegabile con la cultura del “moderno” come edilizia e non come natura amica.

Per oltre il 51% dei cittadini europei, il costo delle abitazioni è il problema più grave e urgente che, se non risolto, porta all’espulsione dei residenti storici dal proprio quartiere e/o città. La presenza massiccia di visitatori, spesso, disturba sia i residenti sia i turisti stessi e, alla fine, si rischia di svuotare la città della sua identità quotidiana. I residenti persino manifestano contro la crescita esponenziale del turismo, stanchi delle code e degli affitti introvabili o gonfiati. Dall’altra parte, spesso, si verifica il superamento di certi limiti fino all’insostenibilità ambientale e persino a danni irreversibili ai siti naturali e storici.

Misure e approcci di controllo

Se i turisti rappresentano un importante fattore economico per molte città e quindi non si vuole rinunciare a questa fonte di guadagno, l’alternativa è sicuramente modellare l’overtourism sulla città.

Controllare i flussi di visitatori senza limitarne la crescita, in particolare la crescita qualitativa: questa è la sfida più importante.

La ridistribuzione spazio-temporale dei flussi turistici è un’opzione. I sistemi di gestione dei flussi turistici rappresentano una buona misura per correggere i flussi di visitatori ed evitare resse e lunghe code, dando, allo stesso tempo, al turista la sensazione di essere in buone mani.

Gestione dei flussi turistici

– Gated tourism: distribuzione spazio-temporale dei flussi, con contromisure concrete come l’imposizione di quote massime e riduzioni degli accessi, per esempio con limitazioni del traffico;

– Offerte allettanti nei periodi di bassa stagione, che possono contribuire ad alleggerire le presenze in alta stagione;

Street tutor che affianca gli agenti di polizia locale (es. Sirmione): sono operatori riconoscibili con pettorina che vigilano sui visitatori, garantendo anche il rispetto delle regole comunali, come il divieto di calpestare le aree verdi, la corretta gestione dei rifiuti e il divieto di circolare in costume da bagno;

Sviluppo di offerte e prodotti alternativi come il turismo esperienziale;

Sostegno del turismo di qualità, ad esempio tramite le politiche dei prezzi;

Accesso a pagamento, prenotazione obbligatoria e revisione del sistema parcheggi;

Ecotassa (per la cura del paesaggio) in aggiunta alla tassa di soggiorno;

Green social housing: accordi con i privati per la costruzione di una parte dei loro edifici destinata ad alloggi sociali e ai vecchi residenti nei centri storici.

Pertanto, con una oculata gestione dei flussi turistici, le potenzialità delle città rimangono intatte e devono essere adeguatamente valorizzate e narrate.

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