La campagna elettorale in Calabria è diventata un carnevale d’autunno, un fiume di parole che straripa dai palchi, dai talk show e dai social. Ovviamente tutto ben remunerato. Il presidente uscente Roberto Occhiuto urla ai quattro venti di aver avviato la “rivoluzione” e promette di completarla tornando alla guida della Regione il 5 e 6 ottobre. Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia che molti non vogliono guardare: se oggi i calabresi sono chiamati di nuovo alle urne, è per una sua decisione personale. Una scelta che ha congelato processi, bloccato decisioni e, soprattutto, lasciato sospesi migliaia di cittadini che avrebbero bisogno di risposte, non di slogan.
La campagna elettorale in Calabria è diventata un carnevale d’autunno, un fiume di parole che straripa dai palchi, dai talk show e dai social. Ovviamente tutto ben remunerato. Il presidente uscente Roberto Occhiuto urla ai quattro venti di aver avviato la “rivoluzione” e promette di completarla tornando alla guida della Regione il 5 e 6 ottobre. Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia che molti non vogliono guardare: se oggi i calabresi sono chiamati di nuovo alle urne, è per una sua decisione personale. Una scelta che ha congelato processi, bloccato decisioni e, soprattutto, lasciato sospesi migliaia di cittadini che avrebbero bisogno di risposte, non di slogan.
La Grotta del Romito
Nei dibattiti televisivi Roberto Occhiuto bacchetta Pasquale Tridico perché non conosce la Grotta del Romito, come se il folklore potesse sostituire la programmazione politica. Intanto, la Calabria reale – quella che non vota nei salotti TV ma aspetta ore al pronto soccorso – continua a fare i conti con la sua ferita più aperta: la sanità.
La Gazzetta del Sud, oggi, lo ha detto chiaro: dal giorno delle dimissioni di Occhiuto, i subcommissari Ernesto Esposito e Iole Fantozzi sono fermi. Stop. Congelati. Niente scelte, niente atti, niente decisioni. È come se la Regione fosse entrata in “pausa elettorale” e, in questa pausa, a pagare siano i cittadini, i pazienti, le famiglie. Come se la malattia potesse attendere il risultato delle urne.
Palchi e talk show
Così, mentre si litiga sui palchi e nei talk show, la Calabria sanitaria resta sospesa tra due opzioni: continuare con un nuovo commissario per il rientro dal debito o riconsegnare alla Regione il potere di nominare un assessore alla Sanità. Tutto rimandato a dopo il voto. Perché prima viene la politica, poi – forse – la salute dei calabresi.
Calcoli elettorali
Questa campagna elettorale, che avrebbe dovuto essere il banco di prova di una rivoluzione annunciata, somiglia invece a una torre di Babele: parole su parole, proclami su proclami, mentre i problemi veri marciano sul posto. La Calabria merita più di un comizio folkloristico, più di un selfie con la folla, più di un dibattito sui toponimi turistici. La Calabria merita un governo che sappia decidere anche quando è scomodo, che non lasci la sanità in stand-by per calcoli elettorali.
Gli interessi personali
Il 5 e 6 ottobre i calabresi non sceglieranno solo chi governerà la Regione: sceglieranno se continuare a subire questo eterno presente fatto di rivoluzioni annunciate e mai completate, o se voltare pagina. Perché la vera rivoluzione, qui, sarebbe che per una volta gli interessi dei cittadini venissero prima di quelli personali.