Calabria ultima tra le regioni d’Italia nelle reti d’emergenza: la sanità del “tempo perso”

Dall'indagine Agenas arriva una bocciatura: cure lente, ospedali in affanno e differenze territoriali abissali. Mentre altrove si migliora, qui la sanità resta intrappolata nel suo cronico ritardo

C’è un’Italia che corre e un’altra che arranca. Un’Italia che salva vite in tempo e una che ancora si perde nei meandri di un sistema sanitario inefficiente. La Calabria, purtroppo, continua a far parte della seconda. L’ennesima conferma arriva dalla Quarta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti tempo-dipendenti realizzata da Agenas, che misura la capacità del sistema sanitario di intervenire rapidamente in casi di infarto, ictus o trauma – quelle emergenze in cui i minuti valgono più di qualsiasi terapia. Ebbene, mentre molte regioni italiane migliorano, la Calabria resta in fondo alla classifica, tra le peggiori del Paese.

Cardiologia, ictus, trauma

Cardiologia, ictus, trauma

Nel campo cardiologico, la Calabria ottiene un punteggio di 0,63 su una scala da 0 a 1. In vetta alla classifica, con punteggio pieno, ci sono Campania, Friuli-Venezia Giulia e Lazio. La stessa Campania, che solo qualche anno fa condivideva il fondo della classifica con la Calabria, oggi è al top grazie a un modello di rete efficiente e a investimenti mirati. In Calabria, invece, tutto sembra fermo: si sopravvive di emergenze quotidiane, con ospedali sotto organico e reparti spesso costretti a “inventarsi” la normalità. La situazione non migliora nella rete dell’ictus: mentre regioni come Veneto e Marche raggiungono l’eccellenza, la Calabria resta indietro, prigioniera di un sistema che non riesce a garantire neppure la trombolisi tempestiva, ossia quel trattamento che può evitare disabilità gravi o la morte, se effettuato entro poche ore. Dietro ogni numero c’è un dramma: un’ambulanza che arriva tardi, un intervento che si rinvia, un paziente che non ce la fa. Il “tempo-dipendente”, in Calabria, finisce per essere sinonimo di “tempo perduto”.

Pronto soccorso: l’attesa è la regola

Il report Agenas analizza anche la tenuta dei Pronto soccorso. In Italia, il 67% delle visite viene effettuato nei tempi stabiliti. Ma le differenze tra regioni restano enormi: dal 53% della Sardegna all’86% della Basilicata. La Calabria, ancora una volta, si colloca nelle fasce più basse, dove i tempi si dilatano e le urgenze diventano croniche. Solo il 35% dei pazienti in codice giallo viene trattato entro 15 minuti. Meno della metà dei codici arancioni riceve assistenza nei tempi previsti. Intanto, le attese nei corridoi diventano ore, spesso giornate, per mancanza di posti letto. E poi c’è il paradosso dei codici bianchi e verdi, cioè i casi non urgenti: oltre il 60% degli accessi totali. È la fotografia di una regione dove la medicina territoriale non funziona e i pronto soccorso diventano l’ultimo rifugio per chi non sa a chi rivolgersi.

L’eterno ritardo di una sanità abbandonata

La Calabria resta vittima di se stessa: una rete sanitaria fragile, disorganizzata, con ospedali distanti, medici pochi e strutture fatiscenti. Le aree interne pagano un prezzo altissimo, mentre le città costiere riescono a malapena a reggere l’urto delle emergenze. In questo scenario, la distanza da un reparto d’urgenza può valere una vita. Eppure, in altre regioni del Sud – dalla Campania alla Basilicata – qualcosa si muove: riorganizzazione, informatizzazione, protocolli chiari, investimenti veri. Qui no. Qui si continua a rincorrere l’ordinario come fosse straordinario, in una terra dove l’efficienza resta un miraggio e dove ogni successo sanitario sembra frutto di eroismo individuale più che di sistema.

Il diritto negato alla cura

I dati dell’Agenas non sono solo numeri: sono un atto d’accusa contro un sistema che ha smesso di garantire il diritto alla salute. Finché in Calabria un paziente avrà meno probabilità di sopravvivere a un infarto o a un ictus rispetto a chi vive in Veneto o nelle Marche, non si potrà parlare di uguaglianza sanitaria. E finché la politica continuerà a rispondere con silenzi, commissariamenti e rimpalli di responsabilità, la Calabria resterà la terra dove il tempo si perde e con esso, troppe vite.

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