Gherardo Zaccagni, imprenditore della “Kiss & fly”, che gestiva i parcheggi fuori lo stadio Meazza, ha deposto oggi come testimone in aula di fronte la seconda sezione penale di Milano. Il teste ha rivelato di come Giuseppe Caminiti, arrestato nel 2024 nel maxi blitz sulle curve di San Siro e ritenuto dagli inquirenti vicino alla ‘ndrangheta, sarebbe stato “in buonissimi rapporti con la dirigenza Inter, era visto bene dal dottor Marotta e anche dai magazzinieri, aveva rapporti con Lautaro e la moglie, col direttore dell’area tecnica Ausilio e con gli allenatori Conte e Inzaghi e col figlio di Inzaghi”.
Il ruolo di Caminiti
Il ruolo di Caminiti
Zaccagni ha parlato da teste assistito (ha già patteggiato) nel processo a carico del consigliere comunale e regionale Manfredi Palmeri, accusato di corruzione tra privati in un filone delle indagini “doppia curva” del pm della Dda Paolo Storari, della Squadra mobile della Polizia e della Gdf. Rispondendo alle domande del legale di Palmeri, l’avvocato Domenico Aiello, Zaccagni ha descritto il ruolo di Caminiti, dipendente della Kiss&Fly che, per conto della Curva nord interista, si sarebbe fatto dare ogni mese “4mila euro” da Zaccagni per garantire la “tranquillità” dei parcheggi. Nessuno dei vertici o responsabili o giocatori dell’Inter è indagato nell’inchiesta.
L’imprenditore-teste ha spiegato, davanti al collegio presieduto da Giuseppe Cernuto, che Caminiti era il “nostro referente per l’Inter, i suoi rapporti erano buonissimi con la dirigenza, gli davano anche le chiavi delle loro macchine”. Sul versante Milan, sempre stando alla testimonianza, “il nostro referente era Aldo Russo”, fratello di Mauro Russo, arrestato in un’altra tranche dell’inchiesta, ex esponente della curva nerazzurra ed ex socio di Paolo Maldini e Bobo Vieri (non coinvolti nell’indagine). (Ansa)
