“Sono anni che seguiamo quasi quotidianamente le vicende del presidio ospedaliero San Bruno, e crediamo che si stia toccando il punto più basso di sempre. Chi ha buona memoria, ricorderà che a maggio 2024 avevamo lanciato l’allarme: in caso di nuovo scioglimento, come poi avvenuto a settembre, a pagarne il prezzo più alto sarebbe stata l’utenza”. Lo scrivono in una nota i rappresentanti del Comitato San Bruno, che da tempo si battono per il mantenimento e il potenziamento del nosocomio serrese, secondo i quali “oggi, dopo più di un anno, ci ritroviamo con servizi peggiorati e il rischio di ulteriori ridimensionamenti dietro l’angolo. Siamo passati da una gestione che infondeva speranza e voglia di fare (il periodo guidato da Battistini) a una gestione commissariale imposta dallo Stato, la cui priorità principale è il risanamento dei conti”.
Il documento unitario
Il documento unitario
Gli attivisti proseguono: “Dopo anni di divisioni, i sindaci di tutta la provincia, insieme ai gruppi civici impegnati per una sanità degna di un paese civile, hanno redatto un documento in cui vengono elencate criticità e priorità per rilanciare il territorio e ridare speranza a una sanità abbandonata. Il documento è stato approvato anche dal dott. Piscitelli, responsabile della triade commissariale che gestiva l’Asp di Vibo”.
“Più volte, Piscitelli aveva chiesto pubblicamente alla Regione di rimodulare il piano del fabbisogno del personale, richiesta che probabilmente ha portato alla sostituzione del prefetto senza alcuna spiegazione all’opinione pubblica vibonese. Il nuovo responsabile, dott. Gianfranco Tomao, insediatosi a fine agosto, è venuto a Serra San Bruno per verificare la situazione. Dopo qualche settimana ha incontrato il sindaco a Palazzo Tucci, discutendo di possibili interventi per implementare i servizi del San Bruno, ad esempio aumentando i giorni di day surgery, così da rendere operative le sale operatorie come previsto dai DCA regionali e dal documento firmato dai sindaci”.
La mossa
I rappresentanti del Comitato fanno notare che, però, “pochi giorni dopo, il respiratore per l’anestesia in sala operatoria è stato temporaneamente trasferito all’ospedale Jazzolino. Doveva fare ritorno il 31 ottobre, ma ancora oggi non è stato restituito. In passato qualcuno aveva già cercato di ridurre il poco che resta dell’ambulatorio di chirurgia, e questa sembra un’altra mossa in quella direzione”.
Criticità
A giudizio degli attivisti, il “modus operandi della Regione e dei vertici dell’Asp di Vibo è chiaro: ogni scippo e ogni disservizio sembrano mirare a ridurre i servizi”. E le criticità, secondo loro, “sono diffuse:
– Reparto Medicina operatori stremati per carenza di personale medico, paramedico e OSS, dove spesso viene inoltre costretto a trasportare i pazienti a Vibo o altrove per consulenza.
– Dialisi: assenza di medici in pianta organica, con il rischio di trasformare il reparto in un CAL (Centro Assistenza Limitato) senza presenza medica fissa.
– Pronto soccorso: funziona nonostante il personale Oss sia sottodimensionato; alcune attrezzature e gli arredi necessitano sostituzione e i lavori promessi sui locali non sono mai stati realizzati”.
La protesta
Per denunciare questa situazione, il Comitato San Bruno organizza un sit-in di protesta giovedì 6, a partire dalle 11.30, nel piazzale antistante l’ingresso del Pronto soccorso. La cittadinanza è invitata a partecipare per sostenere la difesa della sanità locale.


