Si è svolta questa mattina, nella sala municipale di Mongiana, una riunione che ha riunito attorno allo stesso tavolo i sindaci delle Serre e delle Preserre per affrontare, ancora una volta, le criticità del presidio ospedaliero “San Bruno” di Serra San Bruno. All’incontro hanno aderito i Comuni di Fabrizia, Nardodipace, Mongiana, Serra San Bruno, Brognaturo, Simbario, Spadola, Vallelonga e San Nicola da Crissa, insieme ai rappresentanti del Comitato San Bruno, Rocco La Rizza e Ferruccio Codeluppi.
Incontro indispensabile
Incontro indispensabile
Una riunione definita da più amministratori come “necessaria e inevitabile”, perché il presidio di montagna – o meglio, di “zona disagiata” – continua a non rispondere ai requisiti previsti dai DCA: un ritardo che si traduce in un “depotenziamento costante” di servizi essenziali e in un “crescente disagio” per la popolazione.
Linea comune
L’incontro segue l’iniziativa pubblica tenutasi appena il giorno prima davanti all’ospedale e ha permesso ai sindaci di fissare una linea comune: “Una posizione unitaria – hanno affermato – e la volontà di intraprendere ogni iniziativa necessaria per garantire un adeguato funzionamento del presidio, che deve rispondere ai bisogni reali dei pazienti”.
Preoccupazioni maggiori
A preoccupare maggiormente, in questa fase, sono due reparti: il laboratorio di analisi e il servizio di dialisi. L’atto aziendale approvato dall’Asp il 5 novembre 2025, infatti, “non contiene elementi rassicuranti”, spiegano. Il laboratorio risulta di fatto “sottomesso” alla struttura di Vibo Valentia, mentre della dialisi “non c’è traccia”, nonostante – sottolineano – “abbiamo testimonianze chiare di come entrambi i reparti abbiano funzionato molto bene nel recente passato”.
Le domande
“Ci chiediamo come mai, ogni qualvolta si realizza un punto di forza presso l’ospedale di Serra San Bruno, qualcuno interviene per ridurre tali prestazioni o addirittura bloccarle. Forse i cittadini delle Serre non meritano servizi adeguati? Forse questi territori non devono superare un certo grado di attenzione?”.
Un’accusa diretta, pesante, rivolta a chi – secondo i rappresentanti delle comunità – “continua a ignorare il diritto alla cura in un’area interna già penalizzata dalla conformazione geografica e dalla cronica carenza di servizi”.
Non indietreggeranno
I rappresentanti dei territori, però, assicurano che non resteranno a guardare: “Non attenderemo e non accetteremo la poca considerazione che viene data al diritto alle cure per la nostra gente. Siamo pronti ad ogni iniziativa utile ad arginare questi attacchi”. Una determinazione che si tradurrà in mobilitazione: “Insieme alle associazioni e ai cittadini – annunciano – ci presenteremo con le nostre fasce tricolori, che pesano sulle nostre spalle come macigni ma ci danno anche un potere: quello conferito dalla volontà popolare, che deve essere riconosciuto e rispettato da tutti”.
Passaggi successivi
Nei prossimi giorni saranno programmati nuovi incontri, che verranno comunicati alla popolazione. Un percorso che i rappresentanti vogliono condividere con il territorio, convinti che solo l’unità potrà evitare l’ennesimo arretramento di un presidio che per migliaia di persone rappresenta l’unico riferimento sanitario possibile.


