È stata la stessa consigliera comunale di Vibo Valentia a chiedere di chiarire pubblicamente quanto accaduto ieri mattina all’interno dell’aula consiliare, quando un uomo estraneo ai lavori l’ha avvicinata dando origine a un confronto che, nelle prime ore, aveva generato allarmismi e versioni distorte. “Quanto accaduto rientra in una banalissima discussione senza alcuna violenza fisica o verbale. Solo per mio timore, poi rivelatosi infondato, ho inteso chiedere il supporto dei presenti”, afferma la consigliera, spiegando che l’intervento delle persone presenti è avvenuto più per prudenza che per reale necessità.
Nessuna minaccia ai consiglieri
Nessuna minaccia ai consiglieri
La stessa aggiunge un elemento ulteriore: “Non mi risulta che il ragazzo con il quale ho avuto la discussione abbia poi minacciato altri soggetti intervenuti; ha solo precisato che non vi era stata alcuna aggressione ma che si stava solo discutendo”. Una ricostruzione che, da parte dell’interessata, mira a smentire qualsiasi narrazione vicina all’idea di un episodio violento o di un’aggressione in pieno Consiglio. La precisazione è chiara: nessuna lite, nessun gesto intimidatorio, solo un confronto dai toni normali, avvenuto tuttavia in un contesto istituzionale che per sua natura dovrebbe essere impermeabile a dinamiche personali.
Oltre la precisazione
Fin qui, la ricostruzione della consigliera rimette ordine nella vicenda e spegne le interpretazioni più allarmistiche. Ed è giusto che sia così. Ma l’episodio, per quanto “banale”, lascia aperti interrogativi che non possono essere ignorati. Perché la domanda, a questo punto, non è più cosa sia successo tra i due, ma come sia stato possibile che un soggetto esterno, estraneo ai lavori, sia entrato in aula consiliare e abbia raggiunto senza ostacoli un amministratore pubblico durante una seduta.
L’aula non è un salotto
L’aula consiliare non può diventare un luogo di incontri privati, né un posto dove si risolvono questioni personali sotto i lampadari dell’istituzione. Non è un salotto, non è un bar, non è un “passo a trovarti un attimo”. È il cuore democratico della città, e va protetto come tale. Che l’episodio non sia degenerato è una fortuna. Ma la sicurezza non può mai permearsi di “fortuna”. Serve controllo, serve vigilanza, serve un protocollo che impedisca accessi liberi e movimenti incontrollati. E francamente stupisce – e non poco – che chi ha la responsabilità della gestione del personale o degli ingressi a Palazzo Luigi Razza non abbia colto l’occasione per intervenire immediatamente e regolamentare i flussi.
Imperdonabile se dovesse riaccadere
Perché qui la questione è di principio: il Municipio non è il posto dove chiunque può entrare per regolare questioni personali con un consigliere. Che ieri sia finita a semplice chiacchierata è un bene. Che possa riaccadere, senza regole, sarebbe imperdonabile.
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