Legalità, coerenza e responsabilità: perché il piano dell’Asp di Vibo deve tornare dentro l’orizzonte dello Stato

Qui la politica non c'entra: sono in ballo i diritti dei cittadini. Garantire ciò che la legge prevede non è un atto straordinario, ma il primo e imprescindibile compito di ogni istituzione

Ci sono atti amministrativi che, per il loro contenuto e per il momento in cui vengono assunti, chiedono a chi scrive di esercitare un dovere civile prima ancora che professionale: quello di interrogarsi sul senso profondo delle scelte pubbliche e sulle loro conseguenze per la comunità. Il nuovo Piano di riorganizzazione della rete territoriale dell’ASP di Vibo Valentia è uno di questi atti. Non solo perché ridisegna l’assistenza territoriale, ma perché lo fa in un contesto particolare: quello di un’azienda guidata da una Commissione straordinaria nominata per infiltrazioni mafiose, chiamata a ristabilire legalità, rigore amministrativo e credibilità dello Stato. Ed è proprio a partire da questo mandato che emergono criticità significative, che non possono essere ignorate.

Il cuore del problema

Il cuore del problema

Il Dca 197/2023, che recepisce il Dm 77, definisce in modo vincolante l’architettura della rete territoriale calabrese. Fra gli obblighi che esso pone vi sono due setting riabilitativi fondamentali: la Riabilitazione Estensiva a Ciclo Continuativo (Recc); la Riabilitazione Estensiva a Ciclo Diurno (Recd). La Regione ha definito numeri precisi per l’ASP di Vibo. Non si tratta di indicazioni generiche: sono standard minimi obbligatori, strumenti essenziali per garantire continuità assistenziale ai pazienti fragili. La loro totale assenza nel Piano aziendale rappresenta dunque un elemento di disallineamento formale, legale e sostanziale rispetto alla normativa vigente. Un’esclusione che contraddice le indicazioni regionali e compromette, nei fatti, il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.

 Una programmazione attesa da oltre 15 mesi 

La Regione ha richiesto all’Asp questa programmazione da più di quindici mesi. La delibera è stata elaborata e rielaborata più volte, senza essere resa operativa. Secondo quanto emerge dagli atti e dalle dinamiche amministrative, la revisione del documento non sembra essere stata orientata a potenziare i servizi, ma a ridimensionare l’apporto del privato accreditato. In particolare di chi – nel pieno rispetto delle regole – ha rivendicato un accesso equo ai percorsi assistenziali. È un segnale preoccupante. La programmazione sanitaria non può diventare “strumento punitivo” o sede di regolazione di conflitti. Essa deve rispondere soltanto ai bisogni dei cittadini e ai vincoli di legge.

Il territorio reale: strutture esistenti

Il Vibonese possiede, da anni, un sistema di strutture accreditate che erogano prestazioni riabilitative estensive, sia in regime continuativo che diurno. Si tratta di realtà sottoposte a verifiche regionali costanti; vincolate a tariffe e tetti stabiliti dal sistema pubblico; integrate nei percorsi sanitari del SSN; presenti nei comuni e nelle aree interne dove il pubblico non riesce ad arrivare. Escludere questi servizi già esistenti dal Piano significa, nei fatti ignorare la capacità produttiva del territorio, vanificare investimenti già compiuti, privare i cittadini di servizi che già potrebbero ricevere, adottare una programmazione disancorata dalla realtà. Una programmazione efficace parte sempre da ciò che esiste, non da ciò che si immagina.

Il ruolo del privato nella sanità moderna

In Calabria come in Italia, il privato accreditato è parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale. Non è un soggetto “esterno” allo Stato, né un elemento antagonista. Il privato accreditato eroga funzioni pubbliche in regime di convenzione; opera entro tariffe fissate dall’ente pubblico; è sottoposto a controlli stringenti; non può decidere liberamente volumi o prestazioni; risponde agli standard qualitativi e ai requisiti tecnologici del Ssn. In una provincia come quella vibonese, esso rappresenta inoltre un volano di sviluppo: crea occupazione qualificata, trattiene giovani professionisti sul territorio, produce economia non delocalizzabile, sostiene comunità interne spesso prive di alternative. Il rischio d’impresa che queste strutture assumono – costruendo struttura, assumendo personale, investendo in tecnologie – è un elemento che rafforza, non indebolisce, il sistema pubblico. Ridimensionarne il ruolo significa impoverire l’intero territorio.

La mobilità passiva  supera 1,6 milioni

La mobilità passiva riabilitativa del Vibonese supera 1.600.000 euro l’anno. Sono risorse che fuoriescono dal territorio non per carenza di competenze, ma per carenza di programmazione. Un Piano che esclude Recc e Recd – pur essendo obbligatori e pur essendo disponibili – non potrà che aumentare ulteriormente questa fuoriuscita di risorse. Contrastare la mobilità passiva non è un obiettivo politico: è un dovere istituzionale. Una provincia con servizi presenti ma non programmati è una provincia che paga per ciò che già possiede.

Il verdetto: un Piano che va cambiato

Un Piano territoriale deve rispettare la legge, valorizzare le risorse esistenti, ridurre le diseguaglianze, tutelare i cittadini più fragili, sostenere lo sviluppo locale. Il Piano dell’Asp di Vibo, così com’è, non fa nessuna di queste cose. Esclude ciò che è obbligatorio. Ignora ciò che già esiste. Indebolisce il territorio. Aumenta la mobilità passiva. E tradisce lo spirito del commissariamento, nato per riportare lo Stato dove serve. Tale postura trova soltanto giustificazione nell’irrazionale comportamento di frattura verso gli operatori che hanno creduto in questa terra, ma di più che hanno deciso di restare in questa terra, affrontando un rischio imprenditoriale per dare un offerta sanitaria dignitosa; sono che con il suo lavoro quotidiano supportano la crescita sociale di questo territorio offrendo opportunità di lavoro, a giovani destinati a lasciare la propria terra e onorando quelle tasse necessarie a supportare una governance che dimenticando di avere una delega del potere se ne appropria ed ordisce pugni di forza e guerre di principio, lasciando lungo il percorso detriti e macerie.

Sono in ballo i diritti

Così un avviso pubblico di 600.000 euro finalizzato a ristorare la povera gente con il dramma della malattia è stato bloccato con la giustificazione che tali fondi non c’erano, fatto salvo poi pubblicare il 17 settembre 2025 nel bilancio preventivo 2025 una residuo in cassa di 608 mila euro. Cioè sono stati mantenuti i soldi” in Cassa” e costretto la gente a pagare di tasca propria i Lea. Ma ancora di più di fronte al Governo territoriale si trova la pezza che tale cifra è residuata nel 2024 a seguito di controlli eseguiti nel 2024 dalla struttura semplice Asp che valuta l’appropriatezza. Peccato che tale struttura semplice è stata creata in settembre 2025. Non è una questione politica. Non è una questione privata. È una questione di diritti, di legalità e di buon governo. Vibo Valentia merita molto di più. E soprattutto merita un Piano che parta da un principio semplice: la legge si rispetta, il territorio si ascolta, i cittadini si tutelano. Gli operatori privati si rispettano.

Rispetto delle norme e del territorio

Una Commissione straordinaria ha il compito delicato di restituire fiducia nelle istituzioni. Questo passa attraverso atti coerenti, trasparenti, aderenti alle norme e basati su un’analisi seria dei bisogni del territorio. Il Piano dell’Asp di Vibo Valentia, nella sua versione attuale, non sembra rispondere pienamente a questi criteri. Per questo è necessario un riallineamento al dettato del Dca 197/2023; alla rete dei servizi già presenti; ai bisogni assistenziali reali; agli equilibri tra pubblico e accreditato; alla sostenibilità economica della provincia. Garantire ai cittadini ciò che la legge prevede non è un atto straordinario: è il primo, imprescindibile compito di ogni istituzione. Vibo Valentia merita una sanità che sia legalmente coerente, territorialmente radicata, economicamente sostenibile e socialmente equa. Un sistema che non si costruisce contro qualcuno, ma insieme a tutte le sue componenti.

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