’Ndrangheta nel Vibonese, Michele Fiorillo finisce al 41bis

Alias “Zarrillo”, esponente di vertice del clan di Piscopio, è stato trasferito al carcere duro di Viterbo dopo la condanna definitiva a 12 anni nel processo “Rimpiazzo”
fiorillo

Michele Fiorillo, detto “Zarrillo”, storico esponente della ’ndrangheta di Piscopio, trasferito al carcere duro di Viterbo dopo la condanna definitiva a 12 anni di reclusione nel processo “Rimpiazzo”. Lo riporta “Il Quotidiano del Sud”. La sentenza conferma il ruolo di Fiorillo come capo promotore del sodalizio mafioso, dopo l’assoluzione in primo grado e la successiva condanna in Appello.

Fiorillo, che da giovane ascoltava le canzoni di Michele Zarrillo, ha ereditato il soprannome del cantante romano per distinguersi dagli altri omonimi del suo paese, Piscopio. L’alias lo accompagna da decenni, fino a oggi, con il ritorno della sua figura al centro dell’attenzione giudiziaria.

Fiorillo, che da giovane ascoltava le canzoni di Michele Zarrillo, ha ereditato il soprannome del cantante romano per distinguersi dagli altri omonimi del suo paese, Piscopio. L’alias lo accompagna da decenni, fino a oggi, con il ritorno della sua figura al centro dell’attenzione giudiziaria.

Fiorillo, il ruolo dei collaboratori

Secondo quanto riportato dal “Quotidiano del Sud”, i collaboratori di giustizia hanno delineato un profilo di grande rilievo all’interno della consorteria. Il pentito Bartolomeo Arena lo definisce “il vero personaggio di Piscopio”, uno che “sa usare sia le armi che la testa” e che dispone di “moltissime amicizie nel Reggino”. Arena indica Fiorillo come responsabile di attività illecite che spaziano “dallo spaccio di stupefacenti all’estorsione e all’usura”. Analoga descrizione arriva da Raffaele Moscato, secondo cui Fiorillo era tra coloro che “prendevano le decisioni più importanti e si occupavano dei fatti di sangue e del controllo del territorio”.

La carriera criminale di Fiorillo include procedimenti per tre omicidi. Assolto dall’accusa di aver ucciso Antonio De Pietro a Piscopio nel 2005, è tuttora a dibattimento per gli omicidi di Giuseppe Pugliese Carchedi (2006) e Michele Palumbo (2010), all’interno del procedimento “Portosalvo”. In questo filone, i coimputati sono stati recentemente assolti, e Fiorillo rimane libero poiché il Tribunale di Lamezia Terme aveva accolto i ricorsi del suo legale storico, l’avvocato Diego Brancia. Sempre in questo processo Fiorillo è imputato anche per i tentati omicidi dei fratelli Rocco e Nicola Bellissimo (2004) e di Francesco Macrì.

La locale di Piscopio

Fiorillo era già noto alle cronache giudiziarie per l’operazione “Il Crimine” del 2010, che aveva sancito la costituzione di una nuova locale di ’ndrangheta a Piscopio riconosciuta da Polsi, con condanna definitiva a 9 anni. Nel 2019, la magistratura ha arrestato Michele Fiorillo nella maxi-operazione “Rinascita-Scott”: in primo grado lo ha condannato a 5 anni, ma la Corte d’Appello lo ha assolto per la presunta estorsione aggravata dalle modalità mafiose legata alla vendita di biglietti di un circo.

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