Il Comitato San Bruno, impegnato da anni nella difesa del diritto alla salute nelle Serre e nella tutela dell’ospedale di Serra San Bruno, ha annunciato di aver inviato una PEC formale alle massime istituzioni nazionali e regionali – dal ministro della Salute al presidente della Repubblica, dal presidente del Consiglio al presidente della Regione Calabria, fino ai parlamentari Wanda Ferro e Giuseppe Mangialavori – chiedendo chiarimenti urgenti sul rispetto del D.M. 70/2015 e sulla volontà di garantire al presidio il ruolo di ospedale di zona particolarmente disagiata. Parallelamente, il Comitato ha informato le principali testate nazionali affinché la vicenda non resti confinata nel silenzio di un’area interna.
Il Comitato San Bruno, impegnato da anni nella difesa del diritto alla salute nelle Serre e nella tutela dell’ospedale di Serra San Bruno, ha annunciato di aver inviato una PEC formale alle massime istituzioni nazionali e regionali – dal ministro della Salute al presidente della Repubblica, dal presidente del Consiglio al presidente della Regione Calabria, fino ai parlamentari Wanda Ferro e Giuseppe Mangialavori – chiedendo chiarimenti urgenti sul rispetto del D.M. 70/2015 e sulla volontà di garantire al presidio il ruolo di ospedale di zona particolarmente disagiata. Parallelamente, il Comitato ha informato le principali testate nazionali affinché la vicenda non resti confinata nel silenzio di un’area interna.
“Ospedale di zona disagiata solo sulla carta”
Nel documento inviato, il Comitato denuncia una lunga serie di criticità che, a suo giudizio, comprometterebbero il funzionamento del presidio: il Laboratorio analisi risulterebbe di fatto declassato e non attivo h24; il Pronto soccorso opererebbe senza camera calda, posti OBI e un organico adeguato; la Radiologia funzionerebbe “a singhiozzo”, senza radiologo stabile e con ampio ricorso alla telemedicina; la Dialisi sarebbe stata assorbita in Medicina, perdendo autonomia; la Struttura Complessa di Riabilitazione, pur prevista, non sarebbe mai stata attivata. Il Comitato segnala inoltre l’istituzione di una Casa di Comunità spoke all’interno degli spazi ospedalieri e lo spostamento della Casa di Comunità hub fuori dal comprensorio montano, oltre alla presenza di una sola ambulanza medicalizzata per tutto il territorio delle Serre.
La domanda chiave
Il nodo centrale sollevato dal Comitato riguarda la validità del D.M. 70/2015: se la normativa è ancora in vigore, la situazione attuale rappresenterebbe una violazione degli standard minimi previsti per un ospedale di zona particolarmente disagiata; se invece il decreto è stato superato nei fatti, “i cittadini — sostiene il Comitato — hanno diritto a una comunicazione chiara e trasparente”.
Le richieste
Quattro le richieste presentate alle istituzioni: verifica immediata del rispetto del D.M. 70/2015 nell’ospedale di Serra San Bruno; convocazione di un tavolo istituzionale con Ministero, Regione, Asp, rappresentanti territoriali e Comitato; ripristino e potenziamento dei servizi essenziali, dal Laboratorio Analisi h24 alla Radiologia con radiologo stabile, passando per Pronto Soccorso, Dialisi e mezzi di soccorso adeguati. Una risposta scritta e ufficiale da parte di Governo e Regione.
“La nostra salute non è negoziabile”
“Non accettiamo che l’ospedale di Serra sia mantenuto in vita solo sulla carta”, affermano i rappresentanti del sodalizio, denunciando come un territorio classificato “zona particolarmente disagiata” sia invece trattato “come area sacrificabile. La nostra salute non è negoziabile: chiediamo rispetto, trasparenza e decisioni chiare”.


