Meridionale Petroli, tra volontà politica e fragilità amministrative emergono le contraddizioni

In Consiglio comunale il sindaco alza i toni sulla delocalizzazione dei depositi di carburante, ma la linea resta ambigua. Emergono tutti i limiti giuridici e tecnici di una macchina comunale che fatica a tradurre gli indirizzi in atti coerenti

La questione Meridionale Petroli torna al centro del dibattito consiliare e, ancora una volta, mette a nudo più di una contraddizione. Durante le comunicazioni in aula, il sindaco Enzo Romeo ha ripreso il tema con toni insolitamente accesi, forse “provocato” dalle opposizioni, forse dalle pressioni crescenti che arrivano dal territorio e dal mondo imprenditoriale. Parole forti, segnali evidenti, ma una direzione che continua a restare sfumata.

Il peso della volontà politica

Il peso della volontà politica

Perché, al netto delle dichiarazioni, il nodo Meridionale Petroli è prima di tutto una questione di volontà politica. E quella volontà, l’intero Consiglio comunale, senza distinzioni, l’ha già espressa con un ordine del giorno chiaro: delocalizzare lo stabilimento che insiste tra il mare e il porto di Vibo Marina. Una presenza che da decenni condiziona lo sviluppo, frena investimenti, rappresenta un rischio ambientale e per la sicurezza pubblica, ed è stata persino sottoposta a sequestro per inquinamento.

Fragile la catena decisionale

Il problema, dunque, non è più il “se”, ma il “come”. Ed è proprio sul piano giuridico e tecnico-amministrativo che emergono tutti i limiti. A Palazzo Luigi Razza la catena decisionale appare fragile: dirigenti di cui non è chiaro quale sia l’effettiva posizione o il livello di approfondimento della materia; assessori che si trovano a misurarsi per la prima volta con un ambito complesso e altamente specialistico come quello delle concessioni demaniali, della normativa Seveso e delle conferenze dei servizi. È qui che nascono gli ostacoli maggiori, ed è qui che la volontà politica rischia di arenarsi.

Solo disponibilità a delocalizzare

Nel suo intervento, il sindaco ha ribadito che “finché esisterà una reale disponibilità alla delocalizzazione” non ci saranno forzature, sottolineando la massima disponibilità finora mostrata dall’azienda e dall’Autorità portuale. Un approccio improntato alla cautela, che però finisce per apparire sbilanciato. Perché mentre Meridionale Petroli chiede il rinnovo di una concessione ventennale, l’amministrazione continua a muoversi su un crinale fatto di rinvii, rinnovi brevi ipotizzati e rassicurazioni. Romeo insiste molto sulla tutela dei posti di lavoro e dell’indotto, richiamando il dovere istituzionale di non creare traumi: “Ogni posto di lavoro va tutelato”. Un principio incontestabile, ma che, nel caso specifico, riguarda poche unità lavorative del territorio, mentre il peso complessivo dell’azienda si distribuisce ben oltre Vibo Marina. Intanto, però, restano compressi investimenti privati rilevanti, come quello da 27 milioni di euro annunciato da Francesco Cascasi, che ha denunciato apertamente il rischio di vedere tradito l’orientamento unanime del Consiglio comunale.

Messaggi diretti ai privati

Colpisce, in questo quadro, che i messaggi più netti del sindaco sembrino indirizzati più ai privati che puntano sul futuro del porto che non allo stabilimento petrolifero che ne condiziona il presente. Ogni volta che viene incalzato, Romeo ribadisce che tutto deve avvenire “in maniera indolore”, che non ci saranno strappi, che gli avvertimenti sono rivolti a chi chiede certezze e tempi rapidi. A rendere il contesto ancora più fragile è la gestione della Conferenza dei servizi, con una prima riunione praticamente deserta e la presenza, per il Comune, di un solo consulente esterno. Un dettaglio che ha sollevato più di un sopracciglio e che rafforza la percezione di un’amministrazione politicamente orientata ma tecnicamente impreparata ad affrontare fino in fondo una partita decisiva.

La crisi politica potrebbe esplodere

La vicenda Meridionale Petroli, così, smette di essere solo un confronto tra sviluppo e ambiente e diventa il banco di prova della capacità amministrativa del Comune. La volontà politica c’è ed è stata messa nero su bianco dal Consiglio comunale. Ora resta da capire se Palazzo Luigi Razza sia in grado di sostenerla con atti giuridicamente solidi e tecnicamente credibili. In caso contrario, il rischio non è solo quello di perdere una battaglia, ma di vedere esplodere una crisi politica che si somma alle tensioni già in atto.

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