Sanità, l’allarme dei laboratori del Sud: riforma punitiva, rischio chiusure e licenziamenti di massa

In una dura lettera aperta i laboratori privati accreditati denunciano gli effetti della riforma sanitaria tra tagli e riduzione dei rimborsi

In una lettera aperta i laboratori privati della sanità del Sud Italia lanciano, tramite una nota, lo sfogo della categoria e il rischio concreto di “chiusure e licenziamenti a raffica” a causa della riforma sanitaria che “vede tagli al comparto” e “riduzioni dei rimborsi sulle prestazioni in convenzione”.

In una lettera aperta i laboratori privati della sanità del Sud Italia lanciano, tramite una nota, lo sfogo della categoria e il rischio concreto di “chiusure e licenziamenti a raffica” a causa della riforma sanitaria che “vede tagli al comparto” e “riduzioni dei rimborsi sulle prestazioni in convenzione”.

“Ci sono necrologi che non vengono pubblicati sui giornali, ma affissi simbolicamente sui muri delle Regioni. Sono quelli che annunciano la fine dei laboratori, la morte silenziosa di un presidio sanitario territoriale sacrificato sull’altare di giochi di potere, regolamenti opachi e ambizioni personali mascherate da riforme. Una morte annunciata, consumata lontano dagli occhi dei cittadini ma sotto lo sguardo complice delle istituzioni”, si legge. 

“La narrazione ufficiale parla di razionalizzazione, di qualità, di modernizzazione. Ma dietro le parole rassicuranti si intravede altro: appropriazione del Fondo Sanitario Nazionale, concentrazione delle risorse, spostamento del potere decisionale, ridisegno del sistema sanitario non in funzione dei territori ma di interessi ben precisi. Altro che efficienza: qui si smantella ciò che esiste per redistribuire vantaggi a pochi, lasciando macerie dove prima c’erano servizi. E mentre la Regione dovrebbe tutelare il proprio sistema sanitario, il ministero resta ambiguo. Anzi, sceglie deliberatamente di non prendere le distanze da posizioni estreme e divisive che l’opinione pubblica ha già isolato e respinto. Il segnale sociale e politico era chiaro: quel comportamento prepotente e maschilista andava condannato, non difeso. Invece si è scelta la strada opposta: punire tutti. Colpire indistintamente le Regioni. Arrivare perfino ad annullare un articolo normativo vitale per i laboratoristi, trasformando un atto tec l’intero sistema sanitario territoriale”. 

Decisioni dall’alto

“Nessun chiarimento, nessuna autocritica, nessuna assunzione di responsabilità. Solo silenzi e provvedimenti calati dall’alto, che suonano come una punizione collettiva. I nemici non erano fuori. Erano – e sono – all’interno del sistema. Eppure, invece di allearsi con l’opinione pubblica, il Ministero continua ostinatamente sulla strada dello scontro. Il quadro diventa drammatico se si guarda alla Regione. Il governatore osserva, immobile. Nessuna presa di posizione netta, nessuna difesa del territorio, nessuna opposizione a decisioni che smantellano pezzi interi di sanità pubblica e privata accreditata”. 

La priorità

Secondo i firmatari, “la priorità appare evidente: non disturbare gli equilibri, non perdere il consenso dei partiti, anche a costo di lasciare che il sistema collassi e che intere comunità restino prive di servizi essenziali. E poi ci sono loro: i direttori generali, i decisori, i tecnici con il potere di firma. Figure che avrebbero dovuto fare da argine e che invece sono diventate corrente – è scritto ancora nel comunicato -. Hanno firmato sapendo. Pur di soddisfare impulsi personali, ambizioni di carriera o fedeltà a un disegno superiore, hanno abbandonato ogni forma di protezione del territorio. Nessuna visione, nessuna responsabilità storica, solo obbedienza cieca”. 

Momento più ipocrita

“Tutto questo – continua la nota -, si è consumato nel momento più ipocrita dell’anno. Questo Natale segna la data della peggiore svendita dei laboratori di analisi. Un’operazione fredda e calcolata, portata avanti mentre si parlava di solidarietà e tutela dei fragili. Nessuno può dirsi estraneo. Tutti complici: chi per convenienza, chi per paura, chi per calcolo politico. Ognuno intento a salvare se stesso mentre il sistema sanitario territoriale veniva sacrificato senza scrupoli. Ed è devastante assistere a tanta ostinazione pur essendo perdente. Un accanimento che non ha più nulla di politico e molto di sospetto”. 

Gli interrogativi

“Ci si chiede, legittimamente: perchè non prendere le distanze da soggetti che l’opinione pubblica ha già isolato? Cosa c’è dietro questa difesa cieca? Quali interessi vengono protetti pur di perdere, pur di distruggere, pur di trascinare intere Regioni nel baratro? Quando si persevera contro ogni evidenza sociale, morale e istituzionale, non si è più nell’errore. Si è nella scelta deliberata”. 

Territorio senza difese

“Per questo noi accusiamo: chi ha consentito e coperto la distruzione della sanità territoriale. Chi ha trasformato una riforma in una spartizione. Chi ha punito i territori invece di correggere gli errori e chi ha taciuto, chi ha firmato, chi ha governato senza opporsi. Questi necrologi non piangono solo la fine dei laboratori. Annunciano qualcosa di più grave: la rinuncia della politica al suo ruolo, la resa delle istituzioni ai corporativismi, l’abbandono di una regione trattata come terreno di conquista – conclude -. E quando la sanità diventa bottino, non c’è riforma che tenga. Resta solo il rumore sordo di una porta chiusa. E un territorio lasciato, ancora una volta, senza difese”.

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