Benda sull’occhio e bandiera con il teschio, la ciurma è pronta a partire per una nuova avventura. L’esplorazione sarà lunga e faticosa, mille insidie la osteggeranno. Ma il rischio sarà premiato, alla fine, con un succulento tesoro tutto da trovare.
Le bambine e i bambini del ‘Biblio Summer Club’, mercoledì 17 luglio, si sono messi in gioco al Sistema Bibliotecario Vibonese con la ‘Caccia al tesoro in biblioteca’, attività organizzata e gestita in collaborazione con le volontarie e i volontari del Servizio Civile.
Le bambine e i bambini del ‘Biblio Summer Club’, mercoledì 17 luglio, si sono messi in gioco al Sistema Bibliotecario Vibonese con la ‘Caccia al tesoro in biblioteca’, attività organizzata e gestita in collaborazione con le volontarie e i volontari del Servizio Civile.

La cornice dell’evento è stata dettata dalla serie cinematografica Pirati dei Caraibi, opera di The Walt Disney Company inaugurata nel 2003 e conclusasi al momento nel 2017.
Ted Elliot e Terry Rossio, a inizio millennio, erano due sceneggiatori molto richiesti, con alle spalle produzioni di notevole successo. Già da qualche tempo frullava nella loro mente l’idea di realizzare una pellicola sui pirati con toni soprannaturali e, guarda caso, nel medesimo periodo era in campo il progetto di trasformare in film l’omonima attrazione nella Disneyland di Los Angeles. Questa, aperta al pubblico nel 1967, era stata pensata da Walt Disney in persona negli anni Cinquanta, ed è ancor oggi ritenuta una delle migliori mai create al mondo.
La sceneggiatura di partenza aveva ben poco di quanto trasmesso poi sul grande schermo, eppure financo Steven Spielberg espresse apprezzamento nei suoi confronti. Toccò a Jay Wolpert la riscrittura generale, ma la proposta non convinceva fino in fondo l’editore, tanto da spingerlo a voler distribuire il prodotto direttamente in home video, bypassando i cinema. Stuart Beattie, esperto di pirateria, e Jerry Bruckheimer, produttore di film d’azione hollywoodiani, lo salvarono migliorandone l’accuratezza storica e reintroducendo l’elemento del soprannaturale. La paura di replicare recentissimi clamorosi fallimenti sullo stesso tema fu così definitivamente fugata.

E proprio guardando al passato storico non si poteva ignorare l’emblematico e discusso pirata Barbarossa, dal 1504 corsaro e ammiraglio ottomano dal 1533 al 1546. Dopo la conquista dell’Egitto da parte del sultano nel 1517, i pirati furono protetti e ingaggiati per la guerra di corsa, e Barbarossa ricevette aiuti di ogni tipo, configurandosi come il più temibile del Nord Africa. Il 1533 fu l’anno in cui avvenne la sua proclamazione suprema nelle vesti di capitano del mare, a guida della flotta che doveva contrastare i nemici cristiani. Devastò l’Italia tirrenica, occupò Tunisi, depredò le Baleari. L’imperatore Carlo V si vide costretto ad affidare alla valentia del genovese Andrea Doria il comando dell’armata imperiale per fronteggiarlo e vincerlo. La vittoria conclusiva si sarebbe avuta solo in seguito alla dipartita di ciascuno di essi, con la Battaglia di Lepanto. Il Barbarossa, fra onori e stime a oltranza, si addormentò per sempre a Costantinopoli e fu tumulato in una tomba che persiste a essere venerata.
L’antagonista della serie Hector Barbossa, che controlla il mar Caspio, a lui si ispira: nei cinque episodi appare alla stregua di un antieroe, rivale più o meno marcato di Jack Sparrow. Profondo conoscitore della strategia navale, temerario e spietato, assistiamo a un percorso di formazione che lo caratterizza in corso d’opera, con colpi di scena che nell’epilogo ne svelano un inedito lato romantico e sentimentale. Indizio dopo indizio, ecco il traguardo: tesoro trovato! Un forziere pregno di prelibatezze dolciarie e libri da amare.

La vera sorpresa è stata tirata fuori da uno dei “pirati”, Matteo, che nel subbuglio della festa si è seduto al pianoforte in sala per improvvisare dal vivo la colonna sonora di Pirati dei Caraibi, firmata da quel genio di Hans Zimmer. Persino il terribile Barbarossa avrebbe saputo commuoversi.