“A Tropea salta la sanità, ma la stagione turistica può cominciare”: l’allarme di Alessia Piperno (Smi)

La denuncia: “Ancora una volta si penalizza un territorio già fragile. E questa volta a farne le spese potrebbe essere l’unico ospedale a cui si affidano cittadini e turisti”

“È una situazione che si conosceva da mesi. Eppure, nessun provvedimento è stato adottato”. A parlare è la dottoressa Alessia Piperno, medico del SUEM118 e delegata provinciale del Smi (Sindacato medici italiani) per l’Asp di Vibo Valentia. Il tema è uno di quelli che pesano come macigni: l’ennesima emergenza sanitaria che coinvolge l’ospedale di Tropea, presidio fondamentale per l’intera fascia costiera e non solo.

Da giorni si rincorrono voci e conferme su criticità gravi che rischiano di colpire i servizi sanitari erogati nel presidio tropeano. “Alla già nota carenza di strutture e personale – spiega la dottoressa – si aggiunge il rischio concreto di dover annullare interventi chirurgici proctologici, urologici e ambulatoriali, che qui si svolgono regolarmente. Sarebbe l’ennesimo servizio che la provincia perde, e ancora una volta a discapito dei cittadini”.

“Il diritto alla salute è insurrogabile”

Un appello vibrante, quello della dottoressa Piperno, che parte da un’esperienza diretta sul campo e finisce per mettere a nudo un sistema che fa acqua da tutte le parti. “I cittadini chiedono solo una cosa: preservare il bene più prezioso, un diritto insurrogabile, il diritto alla salute pubblica. Ma invece di potenziare, si taglia. Invece di investire, si smantella. Come medico del 118 posso dirlo chiaramente: alcune patologie urologiche, se si presentano in fase acuta, rientrano a pieno titolo nei codici rossi. Eppure, in queste condizioni, rischiamo di non riuscire a garantire neppure i livelli minimi d’assistenza”.

L’effetto a catena è facile da prevedere: ambulanze medicalizzate costrette a correre verso Catanzaro o Reggio Calabria, mentre il territorio resta privo di mezzi e personale per ore. “E questo – aggiunge – proprio mentre si avvicina la stagione turistica, il momento dell’anno in cui la popolazione aumenta vertiginosamente”.

“Pubblicizziamo il paradiso, ma poi non garantiamo un’ambulanza”

C’è un passaggio che colpisce in modo particolare nell’intervento della dottoressa Piperno. Quello in cui parla della Calabria, e di Tropea in particolare, come di una terra straordinaria, ma abbandonata. “Ci vantiamo delle bellezze naturali, dei borghi, del mare. Ma poi – dice con amarezza – lasciamo a chi ci vive e lavora il compito di dire ai turisti che l’ambulanza non c’è, che la guardia medica è chiusa perché non ci sono medici, che l’ospedale lo troveranno con un Pronto Soccorso e, se va bene, con un medico solo a gestire un afflusso inimmaginabile di persone”.

E proprio su quella parola – “inimmaginabile” – la dottoressa si sofferma: credo sia il termine giusto. E mi fermo qui, con la speranza che chi di competenza stia realmente facendo i controlli del caso”.

“I Lea superati? I fatti dicono altro”

Il riferimento alla propaganda istituzionale è netto. Ai numeri che parlano di sanità in miglioramento, alla narrazione ufficiale di una Calabria che si risolleva. “In queste condizioni – incalza – non capisco come si possa parlare di LEA magicamente raggiunti e superati. È arrivato il personale medico cubano, e a loro va il nostro grazie. Ma lo scopo era migliorare la sanità regionale, e questo, sono i fatti a dirlo, non è avvenuto”.

“Il popolo urla, il governo premia”

Una frase che suona come una condanna, quella che chiude l’intervento della dottoressa Piperno: “Il popolo urla, e il governo centrale premia. Ma credo ci sia bisogno di fare un po’ d’ordine”.

Il suo è un appello chiaro, forte e senza mezzi termini. “L’ospedale di Tropea merita attenzione, merita potenziamento e non il contrario, specie nella stagione turistica. Si chiede pertanto ai commissari dell’ASP e a chi di competenza di trovare una soluzione consona, e di farlo in tempi brevi”.

Nel frattempo, i cittadini aspettano. I medici resistono. E la Calabria, quella vera, quella che non fa rumore, continua a rimanere indietro.

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