Anche a Vibo il presidio della Flai Cgil contro lo sfruttamento nei campi: basta caporalato

Sit-in davanti alla Prefettura per chiedere l’attuazione della legge 199/2016 e la piena tutela dei lavoratori agricoli

Un sit-in per chiedere la piena applicazione della legge 199 del 2016, mediante l’insediamento in ogni provincia delle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità: come in tutta Italia, anche a Vibo Valentia, ieri mattina, i lavoratori dell’agroindustria della Flai Cgil hanno deciso di manifestare davanti alla Prefettura del capoluogo per sollecitare la costituzione dell’organismo dove istituzioni, sindacati e parti datoriali collaborano per predisporre misure su alloggi, trasporti, intermediazione di manodopera, prevenzione del lavoro nero in agricoltura. Bandiere in spalla e documento in mano, hanno chiesto ed ottenuto un incontro con i vertici dell’Ufficio Territoriale del Governo per presentare le loro istanze.

“Il lavoro nel settore agroalimentare – ha spiegato Rinaldo Tedesco, segretario Flai Cgil Area Vasta – è ancora un mondo fatto di sommerso, schiavitù, sfruttamento della manodopera e senza sicurezza per i lavoratori impiegati. Questi presidi, così a Vibo Valentia, ed in contemporanea in tutta la regione ed il Paese, servono a dare un forte segnale verso un comparto delicato ma ancora troppo ignorato nei suoi drammatici problemi. In primis, il contrasto al caporalato e a lavoro nero”.

L’impegno del sindacato della Flai Cgil, non si ferma solo a ciò: anche la promozione dei cinque quesiti referendari dell’8 e 9 Giugno sono un passaggio fondamentale.

“Tutelare il lavoro, con più garanzie, tutele e sicurezza – ha continuato il dirigente sindacale Rinaldo Tedesco – passa anche attraverso il prossimo voto referendario, che ci attende . Questa per noi è una battaglia importante che possiamo e vogliamo vincere coinvolgendo lavoratori e cittadini, affinché con i cinque SI, si possano cancellare immediatamente leggi ingiuste su licenziamenti illegittimi, precarietà, sicurezza e salute negli appalti e accesso alla cittadinanza italiana”.

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