Baker Hughes getta la spugna, rinuncia al progetto di Corigliano-Rossano

I motivi della decisione della multinazionale: troppi gli ostacoli incontrati in un un anno mezzo di discussioni con istituzioni, politici, associazioni e organizzazioni sindacali

Il progetto era stato presentato in pompa magna. E non poteva essere così perché quando un’azienda investe capitali e crea posti di lavoro merita apprezzamento e rispetto. Ma a Corigliano-Rossano, purtroppo, così non è stato. Evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto. Parliamo di Baker Hughes, costretta ad alzare “bandiera bianca”. L’azienda di tecnologia al servizio dell’energia e dell’industria che in Italia opera principalmente attraverso la società Nuovo Pignone, con stabilimento anche nell’area industriale di Portosalvo (Vibo Valentia) ha reso noto, con un comunicato, “di avere formalmente provveduto a presentare all’Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio la rinuncia al rilascio della concessione per la costruzione di un sito industriale nel porto di Corigliano-Rossano”.

Decisione sofferta

Decisione sofferta

“L’incertezza legata ai tempi di sviluppo, rallentati da un ricorso dell’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano, e quindi il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto come inizialmente concepito, inclusa la concentrazione di tutte le attività in un’unica area idonea ad ospitarle, cioè la banchina – afferma Baker Hughes – sono alla base di questa difficile ma purtroppo inevitabile decisione”.
Una vicenda che Baker Hughes l’ha assunta con grande rammarico, nonostante le risorse impiegate e il grande impegno dedicato nel corso dell’ultimo anno e mezzo al confronto e all’ascolto degli attori del territorio: istituzioni, parti sociali e società civile.

Investimenti confermati

“A fronte di questa mancata espansione in Calabria, e per poter rispondere alle esigenze dei clienti nei tempi appropriati, Baker Hughes sta valutando soluzioni interne di medio termine per garantire la continuità del proprio business. L’azienda – é detto ancora nella nota – conferma gli investimenti annunciati nel proprio stabilimento di Vibo Valentia, che consentiranno di potenziarne la capacità produttiva e realizzare nuove infrastrutture, a testimonianza del ruolo della Calabria nelle strategie aziendali e nella filiera globale di Baker Hughes”. Una decisione che dovrebbe scuotere la politica, oltre al mondo sindacale ed istituzionale. Ma il primo a reagire è stato il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli.

Durissimo Agostinelli

“La società Baker Hughes ha comunicato la rinuncia al progetto industriale e all’insediamento produttivo nel porto di Corigliano Calabro, progetto che l’Autorità di Sistema portuale dei mari Tirreno meridionale e Ionio aveva fortemente voluto, con l’appoggio convinto della Regione Calabria, degli Industriali, di tutto il fronte Sindacale e anche della società civile, ad eccezione di un’Associazione locale che porta avanti concezioni fuori dal tempo”.
“Al di là di un incomprensibile e ingiustificato formalismo procedurale, la verità è che la Giunta Comunale ha dimostrato, nei fatti, che non voleva l’insediamento industriale in un porto deserto da 40 anni, condannandolo ad altri 100 anni di solitudine. Hanno detto no ad un’imperdibile occasione di sviluppo nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale”.

Duecento giovani andranno via

Agostinelli poi va giù ancora più pesante: “Hanno detto no a 200 posti di lavoro e a 200 giovani che da domani prenderanno la via del Nord per cercare la propria occupazione.
Chi non ha voluto che questo progetto si insediasse nel Porto di Corigliano Calabro si goda questa tragica vittoria”.

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