Casa Murmura sarà un museo, ecco quando sarà inaugurato

Vi sveliamo la data in esclusiva assoluta, grazie ad Anna Murmura: i nostri scatti al palazzo sono i più numerosi del Web

Quasi discreto, nell’odierna configurazione urbana di Corso Umberto I, si staglia tra un edificio e l’altro il Palazzo Murmura, da quest’estate sede di un nuovo spazio museale che finalmente si aggiunge al Castello svevo. Ma i suoi interni risultano essere di una sontuosità e fastosità da far invidia alle residenze delle più grandi casate.

L’offerta culturale sta così per abbracciare la Storia più vicina ai nostri anni, oltre alle fasi antiche del popolamento vibonese. Non ci si faccia tradire dal lusso, un lusso installato sulla competenza nello studio e sul servizio da restituire al prossimo; opulenza non ostentata, per una nobiltà intesa quale pubblica responsabilità.

L’offerta culturale sta così per abbracciare la Storia più vicina ai nostri anni, oltre alle fasi antiche del popolamento vibonese. Non ci si faccia tradire dal lusso, un lusso installato sulla competenza nello studio e sul servizio da restituire al prossimo; opulenza non ostentata, per una nobiltà intesa quale pubblica responsabilità.

La Casa museo Antonino e Maria Murmura, in sordina, sta aprendo le porte ogni mattina dal lunedì al venerdì per tutta quella gente appassionata e quei gruppi turistici o scolaresche interessate ad approfondire di persona le imponenti figure della famiglia Murmura, uno dei lignaggi che hanno fatto la Vibo Valentia di oggi. La docente Anna Murmura, archeologa nonché presidente locale e rappresentante regionale dell’Archeoclub d’Italia, ci ha accolto in un orario indisponibile ai flussi di visitatrici e visitatori: un permesso speciale per gustare in solitaria la cura con cui le discendenti e i discendenti di Antonino e Maria Murmura hanno saputo custodire i tesori ricevuti in eredità.

Un tempo Palazzo Gagliardi Panaya, apparteneva al ramo principale dei Gagliardi marchesi di Panaya. 1.700 metri quadrati per due piani più uno al livello stradale, nel quale sono stati ubicati gli studi dell’Associazione pro Fondazione Antonino Murmura, atta alla pubblicazione di testi scientifici e divulgativi, alla promozione di momenti di formazione e borse di studio con premi per studiose e studiosi meritevoli, alla stampa di testi editi e inediti rari, e alla riorganizzazione della biblioteca e dell’archivio per renderli fruibili.

Come è notorio, la legislazione borbonica era la più all’avanguardia quanto a norme antisismiche, ed è a causa di ciò se la costruzione, eretta a seguito del disastroso terremoto subìto nel 1783 pur insistendo su una più datata in stile barocco, può vantare un’intelaiatura lignea che la mette al sicuro dalle forti scosse. Entrando nelle stanze, percorrendo i corridoi e salendo su per gli scaloni si nuota in un mare illimitato di opere artistiche e patrimoni librari unici nel loro genere, tutti condensati in uno spazio in fin dei conti oltremodo ristretto per la vastità di valore che incarnano.

E uscendo fuori ci si immette nello spazioso giardino, a metà fra tradizione italiana e inglese, una volta parte dell’ampio parco di Palazzo Gagliardi: alberi secolari, siepi di bosso, statue neoclassiche, maschere apotropaiche e quella che parrebbe essere una sorta di camera dello scirocco – torretta in pietra finalizzata al ripararsi dal caldo torrido e frequente nelle ville siciliane – . Qui, ogni anno, si esibisce eccezionalmente chi vince il prestigioso Concorso Pianistico Internazionale “Roma” dell’Associazione Culturale “Fryderyk Chopin”.

Recenti finanziamenti hanno permesso di dotare il museo di percorsi e apparati cruciali per l’abbattimento delle barriere architettoniche e cognitive, con una sala multimediale e coinvolgenti giochi sonori. L’appuntamento per la cittadinanza è fissato nella giornata del 20 ottobre, una domenica di ingresso gratuito per festeggiare in pompa magna la storia di una vittoria: la vittoria della tutela e valorizzazione sull’indifferenza e la sciatteria. L’inaugurazione segnerà l’avvio ufficiale dell’esperienza.

Molto rimane da studiare negli ambienti della casa, inserita in un contesto tuttora abitato. Si auspica che altri simili palazzi nobiliari, dimenticati, possano percorrere la stessa via di apertura.

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