Centrali operative territoriali, alla Cittadella si brinda ma molte sono solo sulla carta

In tutta la Calabria le cosiddette Cot sono oltre venti. Quando entreranno a pieno regime dovranno essere in grado di svolgere anche assistenza e cure domiciliari
ospedale vibo

La medicina sul territorio si arricchisce di ventuno Centrali operative territoriali (Cot), tutte nuove “creature” alle quali, oltre al compito di prendere in carico il paziente e assegnarlo al centro cure a lui più utile, spetterà anche quello di schierarsi a sostegno dei bisogni dei meno abbienti per aiutarli, soprattutto, tanto nei casi di dimissioni protette che di dimissioni a domicilio, nonché in altre situazioni.

A sostegno dei più deboli giocherà un ruolo fondamentale anche il piano per la telemedicina e per il telemonitoraggio, che, a breve, sarà operativo su tutto il territorio regionale.  In sintesi, le Cot, a pieno regime, dovranno garantire  l’assistenza ospedale-territorio, assistenza e cure domiciliari, collegamento rete emergenza-urgenza,  infermiere di famiglia, fornitura medicinali, assistenza  nelle procedura burocratiche, trasporto nelle sedi sanitarie. In sostanza, un grosso aiuto per le fasce più deboli, un risultato positivo che è a base della piena soddisfazione manifestata dalla Regione nel comunicare i passi in avanti fatti ultimamente soprattutto in direzione del potenziamento della medicina sul territorio.

A sostegno dei più deboli giocherà un ruolo fondamentale anche il piano per la telemedicina e per il telemonitoraggio, che, a breve, sarà operativo su tutto il territorio regionale.  In sintesi, le Cot, a pieno regime, dovranno garantire  l’assistenza ospedale-territorio, assistenza e cure domiciliari, collegamento rete emergenza-urgenza,  infermiere di famiglia, fornitura medicinali, assistenza  nelle procedura burocratiche, trasporto nelle sedi sanitarie. In sostanza, un grosso aiuto per le fasce più deboli, un risultato positivo che è a base della piena soddisfazione manifestata dalla Regione nel comunicare i passi in avanti fatti ultimamente soprattutto in direzione del potenziamento della medicina sul territorio.

Anche Vibo avrà la sua Cot

Dal “bailamme” operativo degli ultimi mesi emerge, in particolare, l’attenzione rivolta dalla cittadella regionale alle Centrali operative, che, dalle diciannove iniziali previste dal Pnrr,  sono diventate prima venti e poi ventuno, con qualche cambio di sede in corsa per non sforare i tempi previsti. Non a caso, nell’elenco emanato dalla Regione non trova più posto Soverato, ma ci sono Girifalco e Chiaravalle. Tra i comuni che, invece, ci hanno guadagnato qualcosa, un volta tanto, c’è anche Vibo Valentia, unico capoluogo di provincia a rimanere inizialmente  escluso, e che, entro fine mese, invece, dovrebbe inaugurare la sua Cot.  A parte Vibo, che ancora deve essere  completata, nel Vibonese risultano attive Pizzo e Nicotera, mentre vengono comunque date per funzionanti e autorizzate tutte le rimanenti Cot dislocate sul territorio calabrese.  Ma è davvero così? Davvero la Calabria può vantarsi di avere tutte le Centrali operative in pieno funzionamento? Sulla carta sicuramente sì, nella realtà si procede, quanto meno, a scartamento ridotto.

Ombre sul funzionamento

 Per entrare nei dettagli, risulterebbero collaudate, autorizzate e attive le due Cot di Crotone e Mesoraca. Stessa cosa per le sedi reggine di Locri, Palizzi, Cardeto, Bagnara Calabra, Taurianova e Reggio Calabria. Non si hanno notizie chiare, invece, per le sette Cot ubicate nel Cosentino e, in particolare, per quelle assegnate alla provincia di Catanzaro. Per certo, tutte quelle in funzione stanno operando col 50% del personale previsto in organico. Nel Vibonese, riflettori accesi su Nicotera e Pizzo. In questo caso, va riconosciuto al commissario straordinario Antonio Battistini il merito di aver portato a compimento le procedure di collaudo, autorizzazione, inaugurazione e attivazione. Il personale, però, al momento, non è al completo, ma sono in scadenza gli avvisi di mobilità per completare gli organici di entrambe le centrali. Nella sede di Nicotera, grazie anche all’ottimo lavoro svolto dal coordinatore infermieristico ad interim, Salvatore Lazzaro, sono stati già presi in carico e portati a soluzione numerosi casi.

L’anomalia di Nicotera e Pizzo

 C’è una stranezza che, tuttavia, va rimarcata e corretta.  L’Asp, lo scorso 10 agosto, nel varare la delibera n. 1498/CS relativo all’“Approvazione documento procedura operativa Cot”, ha operato una distinzione del tutto anomala e sicuramente estemporanea tra la Cot di Pizzo, inquadrata come “Hub”, e quella di Nicotera inquadrata come “Spoke”.

Nella normativa attuale tale distinzione riguarda le Case di Comunità, ma non c’è nemmeno un rigo che possa suffragare la gaffe del management. L’inconveniente è stato subito segnalato dall’associazione “Difesa diritti del Territorio”, ma al momento non è stato adottato alcun provvedimento di rettifica. Trascurare la questione non appare cosa ben fatta anche perché sarebbe un controsenso varare una Casa di Comunità “Hub” e una Cot “Spoke”.

La questione è al vaglio dei sindaci del comprensorio e potrebbe essere una delle prime  “rogne” a finire sul tavolo della triade commissariale in arrivo.  Fermo restando che il ruolo delle Cot, in presenza di precarietà dei servizi, mancanza di posti letto e disfunzione della rete di emergenza-urgenza, verrebbe ad essere completamente inficiato. Anche questo sarà un problema col quale la commissione straordinaria dovrà cimentarsi sin dall’alba del suo mandato.

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