Dialogo tra Cristianesimo e Islam: un ponte possibile. A Vibo il confronto promosso dalla Società Dante Alighieri

Interventi di studiosi, religiosi e rappresentanti istituzionali hanno evidenziato l’importanza del dialogo interreligioso come strumento per costruire una convivenza pacifica

Un dialogo autentico, profondo e necessario quello promosso dalla Società Dante Alighieri di Vibo Valentia nel corso dell’incontro tenutosi ieri presso la sede cittadina dell’ente culturale, dal titolo “Dialogo fra Cristianesimo e Islam: quale futuro per le minoranze etniche in Italia?”.

Ad aprire i lavori è stato il presidente Pippo Prestia, che nel dare il benvenuto ad autorità e partecipanti, ha voluto sottolineare come cristianesimo, islam ed ebraismo, le tre grandi religioni monoteiste, siano state attraversate nel tempo da conflitti, ma anche da intensi scambi culturali e momenti di reciproco arricchimento. “Nelle città occidentali – ha affermato Prestia – sta crescendo una cultura del pluralismo religioso e le minoranze etniche, comprese le comunità musulmane, sono sempre più attive nella vita pubblica. Questo offre l’occasione per costruire una coesistenza fondata sul rispetto e sulla comprensione reciproca.”

Richiamando l’incontro del 2019 ad Abu Dhabi tra Papa Francesco e l’Imam Ahmad al-Tayyeb, Prestia ha ricordato l’importanza del Documento sulla Fratellanza Umana, sottolineando come anche la Società Dante Alighieri abbia il dovere di farsi promotrice di uno spazio di dialogo tra i popoli. “Costruire ponti, abbattere muri”, ha ribadito, citando le parole di Papa Francesco.

A coordinare gli interventi la professoressa Caterina Calabrese, che ha introdotto con grande equilibrio e sensibilità i diversi relatori. Tra questi, il preside Lorenzo Melligrana ha offerto una riflessione articolata sulla cultura islamica e sull’importanza del dialogo con l’Occidente, soffermandosi su alcune sure del Corano in cui la figura femminile appare sottomessa rispetto all’uomo. Un’occasione per approfondire le sfide poste dalla necessità di conciliare i valori di libertà e uguaglianza con le tradizioni di altre culture.

È poi intervenuto Monsignor Gaetano Currà, con un intervento denso di riferimenti teologici e spirituali. “Dio è uno solo – ha detto – e ogni persona è sua immagine. Questo è il fondamento della fraternità.” Il parroco ha richiamato il viaggio di Papa Francesco a Gerusalemme nel 2014, ribadendo con forza i quattro pilastri del dialogo: rispetto, comprensione, rifiuto della violenza e impegno comune per la pace. La fede, ha aggiunto, deve condurre a vedere ogni essere umano come fratello, in un tempo segnato sì da progresso, ma anche da conflitti e povertà.

L’architetto Alì Barati, musulmano di origine iraniana, ha poi portato la sua testimonianza, illustrando alcuni principi fondamentali dell’islam, come la centralità del Corano, la preghiera quotidiana, la carità (zakat) e il digiuno durante il Ramadan. Ha ricordato che, al di là delle differenze culturali, i valori di giustizia, misericordia e solidarietà rappresentano un terreno comune su cui costruire un’autentica convivenza.

A chiudere l’incontro, l’intervento poetico di Gianluca Rubino, che ha declamato il testo inedito “Ai signori della guerra”, tratto dalla raccolta in preparazione Shĕmà. Un’intensa invocazione civile e spirituale che ha saputo toccare il cuore dei presenti, richiamando tutti alla responsabilità individuale di opporsi alla violenza e costruire, con le parole e con le azioni, un futuro di pace.

Presenti all’incontro anche il prefetto di Vibo Valentia Anna Aurora Colosimo, il sindaco Enzo Romeo e Maria Liguori Baratteri, presidente onoraria della Società Dante Alighieri vibonese, che con la loro presenza hanno testimoniato l’importanza istituzionale e culturale del tema trattato.

Un momento prezioso, dunque, di confronto e ascolto, che ha offerto alla comunità vibonese l’opportunità di riflettere su una delle grandi sfide del nostro tempo: il riconoscimento dell’altro come risorsa e non come minaccia.

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