Drapia, il don Mottola verso la chiusura. In ballo oltre cinquanta posti di lavoro

Il "Comitato Caregivers" chiama alla lotta: lunedì sit-in ad oltranza davanti alla sede dell'Asp. Nel mirino "i nemici della buona sanità". Sarà interessata anche la Procura

Il “Medical Center don Mottola”, ubicato a Drapia, sulla collina alle spalle di Tropea, a datare dal 1° gennaio 2025, non offrirà più prestazioni né ad adulti né a bambini. Chiuderà i battenti per l’inerzia colpevole di enti e istituzioni. A comunicarlo agli interessati e al “Comitato Caregivers” è stato il dottor Soccorso Capomolla, amministratore delegato della struttura.

Verso la cassa integrazione

Verso la cassa integrazione

Tanto tuonò, insomma, che piovve. La notizia non dispiacerà a quanti, in due anni di interlocuzioni, non hanno saputo trovare una soluzione e, soprattutto, a quanti si sono messi di traverso per non far decollare nessuna convenzione. Dispiace, invece, e non poco, ai familiari di quaranta degenti che nella struttura stanno trovando adeguata assistenza, seppur a pagamento mentre avrebbero diritto ad avere tutto gratis, e che, in caso di chiusura, non sapranno a che santo votarsi; dispiace ai genitori di oltre cinquanta bambini che vengono quotidianamente sottoposti a trattamenti; dispiace alle tante persone che ritengono sacra e irrinunciabile la tutela del diritto alla salute in questo martoriato territorio che, purtroppo, tende costantemente a negarlo. A partire da gennaio, in sostanza, oltre cinquanta dipendenti cesseranno la loro attività. Medici, fisioterapisti, logopedisti, psicomotricisti cercheranno altre strade e le troveranno, mentre per infermieri (11), operatori sociosanitari (15), amministrativi(3), addetti alle pulizie (4), cuoche (2) ed altre figure professionali di non secondaria importanza comincerà il calvario della cassa integrazione.

In fumo decine di posti

Tanti posti di lavoro che saltano sono un “delitto” da punire col “Fine pena mai”, mentre a queste latitudini i “colpevoli”, che di certo non mancano, la faranno sicuramente franca nella consapevolezza che, in caso di intoppi, troveranno sempre una via di fuga. Decine di posto di lavoro che vanno in fumo assieme agli utili servizi offerti dalla struttura sanitaria, non sono, naturalmente, cose da accettare a cuor leggero e la levata di scudi è già scattata. Il “Comitato Caregivers”, con una articolata nota, è già sceso in campo per gridare il proprio disappunto e per annunciare una serie di iniziative che lasciano intuire temperature in aumento per l’autunno che se ne va. Il crepitìo delle polveri comincerà già lunedì in mattinata quando, davanti alla sede dell’Asp, s’accamperanno, con un presidio permanente, caregivers, cittadini, genitori dei bambini attualmente in cura nella struttura sanitaria di Drapia.

Anna Maria Stanganelli

Nelle intenzioni, il presidio andrà avanti ad oltranza sino a quando dai piani alti del palazzo di via Dante, in Vibo, sede dell’Asp, non verranno fuori soluzioni concrete. Ma non si fermeranno qui. Il comitato dei familiari punta il dito contro il garante regionale della salute, Anna Maria Stanganelli, <i cui presupposti – dicono – si sono persi nei meandri della malapolitica> per poi passare all’ex commissario Battistini animato sì dalla volontà di cercare una soluzione, cosa che era riuscito a fare, ma “colpevole” di non aver saputo opporsi “alle resistenze di alcuni manager sella sanità vibonese”. Messa al bando, in partenza, la rassegnazione non fosse altro perché, sempre a parere dei membri del comitato, simile sentimento potrebbe essere quello che s’aspettano “quei politici vibonesi che in questa triste vicenda hanno avuto un ruolo non secondario, sia pure dietro le quinte”.

Il sospetto

Insomma, tanti dubbi, tanti sospetti, tanta rabbia che sfocia nel progetto di rivolgersi alla Procura della Repubblica perché, a parere dei caregivers “a leggere in controluce gli accadimenti che si sono susseguiti, c’è il sospetto che ci siano stati comportamenti che potrebbero avere una rilevanza sotto il profilo penale per le inefficienze dal punto di vista burocratico”. C’è, peraltro, in tutti i familiari la convinzione che “con il sostegno delle autorità preposte i nemici del Don Mottola dovranno venire allo scoperto: in un Paese civile non è accettabile che gli oppositori della ‘buona sanità’, in una provincia martoriata, non abbiano un volto. L’impressione è quella di stare in un campo di battaglia dove l’avversario ha il volto coperto ed è un’entità invisibile”.

Appello al vescovo

L’ultimo appello lo rivolgono al vescovo Attilio Nostro, affinché “nella parte di delegato del Signore” possa aiutare anziani e bambini a continuare a usufruire della necessaria assistenza assicurando la sopravvivenza di una struttura “che è il fiore all’occhiello del territorio vibonese per la sua riconosciuta mission sociale”.

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