Che la sanità pubblica in Calabria sia da tempo in affanno è cosa nota. Ma quanto sta accadendo in queste settimane a Vibo sfiora l’incredibile, se non fosse tristemente reale. Da oltre due settimane, i laboratori analisi dell’Azienda sanitaria provinciale risultano fuori uso. Un guasto? Una falla nel sistema? Poco importa, perché la realtà è che i cittadini sono stati lasciati senza un servizio essenziale, con conseguenze gravi e immediate.
A denunciare la situazione sono l’Osservatorio Civico “Città Attiva” e il Comitato “San Bruno”, che attraverso una nota pubblica parlano senza mezzi termini di “interruzione di pubblico servizio. Il paradosso – scrivono – è che l’unico intervento messo in campo finora sia stato dirottare altrove i malati, con una calma disarmante, mentre la spiegazione ufficiale avrebbe chiamato in causa addirittura l’eccessiva calura estiva”.
A denunciare la situazione sono l’Osservatorio Civico “Città Attiva” e il Comitato “San Bruno”, che attraverso una nota pubblica parlano senza mezzi termini di “interruzione di pubblico servizio. Il paradosso – scrivono – è che l’unico intervento messo in campo finora sia stato dirottare altrove i malati, con una calma disarmante, mentre la spiegazione ufficiale avrebbe chiamato in causa addirittura l’eccessiva calura estiva”.
“Siamo di fronte a un insulto all’intelligenza e alla dignità dei cittadini”, affermano Francesca Guzzo, Daniela Primerano, Ornella Grillo e Rocco La Rizza, firmatari dell’intervento. “Fa riflettere – aggiungono – che il caldo abbia mandato in tilt solo gli strumenti dello Jazzolino, del presidio di Serra San Bruno e di quello di Tropea, risparmiando invece i laboratori privati”.
Il sospetto che qualcosa non torni, insomma, è forte. Tanto che la questione è stata sottoposta alla Procura della Repubblica affinché venga fatta chiarezza e si accertino eventuali responsabilità. Un gesto estremo, ma inevitabile, davanti all’assordante silenzio delle istituzioni.