La libera interpretazioni delle norme e il rischio di non poter garantire i diritti dei lavoratori. E’ quanto denuncia il coordinatore provinciale dello Slai Cobas di Vibo Valentia, Nazzareno Piperno, che si appella al prefetto. “Per le poche conoscenze giuridiche che in tanti anni di attività sindacale abbiamo acquisito, più per pratica che per studio, avevamo maturato l’ingenua convinzione che la legge, che non pochi problemi di interpretazione e di applicazione pone, una volta chiarita nella sua portata poteva avere un solo significato valido sempre e per tutti. Non era così”.
La vicenda Tecnew srl
La vicenda Tecnew srl
“Non altrimenti potrebbe spiegarsi quello che sta capitando a diversi lavoratori assistiti dalla scrivente organizzazione sindacale che hanno la (s)ventura di essere dipendenti della Tecnew s.r.l, società operante in diversi Comuni del territorio nel settore r.s.u. che, suo malgrado – spiega Piperno – di recente è stata destinataria di un atto esecutivo da parte dell’Agenzia della riscossione. Problemi si dirà, suoi dell’azienda e non dei lavoratori. Se non che tale situazione con il blocco dei crediti vantati dalla società derivanti dai canoni maturati impedisce alla stessa di corrispondere le retribuzioni che i lavoratori aspettano ormai da tre lunghi mesi”.
Collaborazione con i Comuni
“Sì, tre mesi senza prendere soldi pur lavorando regolarmente. Sull’onda di ciò la scrivente organizzazione aveva provveduto a chiedere ai vari Comuni ove la Tecnew s.r.l. svolgeva il servizio l’attivazione dell’intervento sostitutivo della Stazione appaltante ex art. 11 D.Legs. n. 36/2023 – l’attuale Codice degli appalti che riproduce in maniera pressoché identica un istituto elaborato a garanzia dei lavoratori e già previsto dalle precedenti versioni dell’indicato codice degli appalti. E qui la sorpresa rappresentata dalla diversa risposta degli enti interessati che – spiega il coordinatore dello Slai Cobas – in alcuni casi hanno provveduto regolarmente ad attivare la relativa procedura, come nel caso del Comune di Drapia, mentre in altri casi si sono decisamente rifiutati di farlo, come nel caso dei Comuni di Cessaniti e di Zambrone, che hanno adombrato l’impossibilità di attivare l’intervento sostitutivo stante che l’inadempienza presso gli Agenti della riscossione rilevata a carico della società impedirebbe l’attivarsi della procedura per l’insussistenza, così si legge, di prelazione alcuna in favore dei lavoratori subordinati”.
Decisioni contraddittorie
“La cosa strana poi è che anche altre Amministrazioni, tra cui il Comune di Cirò e il Comune di Terravecchia in provincia di Cosenza, che solo lo scorso 15 ottobre 2024, e quindi ben oltre l’inadempienza su cui i Comuni indicati si sono basati per giustificare la non attivazione dell’intervento sostitutivo, hanno invece deciso di attivarlo regolarmente. Per ciò delle due l’una: o sbagliano i Comuni che detto intervento l’hanno attivato o sbagliano, come crediamo, i Comuni che non l’hanno attivato per l’indicata motivazione. Se la legge – sostiene ancora Nazzareno Piperno – è la stessa ed i presupposti sono gli stessi allora non è possibile che si prendano decisioni diametralmente opposte in relazione alle medesime situazioni giuridiche, non potendo che credere alla fondatezza delle decisioni assunte dai Comuni che detto intervento sostitutivo hanno attivato dimostrando tra l’altro, in tal modo, grande sensibilità per le necessità dei lavoratori”.
Tre mesi senza stipendio
“Sia come sia la conseguenza paradossale di tutto ciò è che mentre alcuni lavoratori dipendenti della medesima società sono stati pagati altri, in servizio presso gli indicati Comuni di Cessaniti e Zambrone, aspettano da oltre tre mesi il dovuto senza peraltro la prospettiva di alcun miglioramento perlomeno nel breve periodo, non potendosi sapere se e quando l’indicata situazione andrà a risolversi. Da qui la decisione di tali lavoratori innanzitutto di procedere con l’eccezione di inadempimento prevista in tali casi dal codice civile che andrà a determinare, continuando a protrarsi tale situazione, la sospensione unilaterale della prestazione e la conseguente interruzione del servizio”.
Sit-in davanti la Prefettura
“A ciò si aggiungono le già proclamate azioni sindacali di protesta con i relativi scioperi e da ultimo l’inizio di un presidio dei lavoratori r.s.u. innanzi la sede del locale Palazzo del Governo a partire dalle ore 10,00 di giovedì 7 novembre 2024. Con la speranza e l’augurio che l’autorevole intervento della Prefettura possa aiutarci da un lato a risolvere una situazione di grave crisi per i lavoratori che rischia di trascinarsi per lungo tempo e dall’altro ci aiuti a comprendere come è possibile un applicazione per così dire variegata e multiforme dei medesimi strumenti legali di tutela dei lavoratori”.