Nel nuovo decreto del commissario ad acta 302/2025 a firma di Roberto Occhiuto – che è anche presidente della Regione Calabria – c’è un dato che grida più forte di tutti: 48,75 euro a cittadino. È la quota destinata alla provincia di Vibo Valentia per l’assistenza socio-sanitaria territoriale del 2025. Non è un errore materiale, non è una svista tecnica. È il risultato di un riparto che, nero su bianco, sancisce la marginalizzazione di un intero territorio.
Crotone in paradiso, Vibo all’inferno
Crotone in paradiso, Vibo all’inferno
Basta confrontarlo con il resto della Calabria per capire l’abisso: a Crotone, ogni abitante “pesa” 239 euro di finanziamento; a Catanzaro e Cosenza si viaggia oltre i 130; persino Reggio Calabria, che pure denuncia criticità storiche, supera gli 80 euro. Vibo, invece, resta giù, inchiodata all’ultima riga, con un valore che non arriva neanche a un terzo della media regionale.
Anziani e fragilità valgono 5 volte meno
Se il confronto pro capite è impietoso, quello sugli anziani – la fascia più fragile – diventa quasi surreale. Per ogni over 65 residente nel Crotonese, il sistema sanitario calcolato dal commissario mette sul piatto più di 1.071 euro. A Vibo, per la stessa identica fascia d’età, si scende a 201 euro. Tradotto: un anziano vibonese vale cinque volte meno agli occhi del riparto regionale. Eppure l’Asp di Vibo aveva trasmesso, già a inizio anno, una relazione dettagliata in cui denunciava «gravissime carenze strutturali, organizzative e territoriali» e la necessità di un piano straordinario per evitare il collasso dei servizi di assistenza domiciliare, infermieristica e per le persone non autosufficienti.
Quelle richieste lettera morta
Il fabbisogno reale? Ignorato. Mancano oltre 10 milioni di euro. Il dato più clamoroso non è nemmeno il confronto con le altre province, ma la distanza tra ciò che servirebbe davvero e ciò che viene assegnato. Secondo gli stessi parametri utilizzati nel decreto – popolazione, anziani, cronicità, disabilità, fragilità socio-economica – alla provincia di Vibo Valentia spetterebbero oltre 18 milioni di euro per il 2025. Il finanziamento ufficiale, invece, si ferma poco sopra i 7 milioni. Il resto – più di dieci milioni di euro – semplicemente sparisce nella distorsione del riparto. Vibo è dunque sottofinanziata del 60 % rispetto al suo fabbisogno reale. Una percentuale che farebbe scattare l’allarme in qualsiasi regione, ma che in Calabria sembra non scuotere nessuno.
Il decreto congela l’ingiustizia
La parte più inquietante arriva alla fine del documento: sia il 2026 che il 2027 vengono programmati con le stesse identiche cifre del 2025. Tre anni fotocopia. Tre anni di sottofinanziamento. Tre anni in cui la provincia di Vibo viene condannata in anticipo a rimanere l’“ultima della classe” nei servizi territoriali. Un territorio già provato da una sanità ospedaliera debole e da una rete territoriale fragile si ritrova così prigioniero di un meccanismo che non prevede alcun margine di recupero. Il decreto non contempla correttivi, revisioni, meccanismi di riequilibrio. Nulla. Solo la prosecuzione di una sperequazione che diventa strutturale.
Servizi azzerati, mobilità sanitaria obbligata, diritti disattesi
Cosa significa tutto questo nella vita reale? Significa che migliaia di cittadini resteranno senza assistenza domiciliare adeguata. Che gli infermieri di comunità continueranno a essere troppo pochi per coprire i distretti. Che le famiglie con persone disabili saranno costrette, ancora una volta, a rivolgersi a strutture fuori provincia o fuori regione. Che i tempi di attivazione dei Piani di Assistenza Individualizzati resteranno tra i peggiori della Calabria. E significa, soprattutto, che la provincia con la rete sanitaria più fragile viene privata degli strumenti minimi per rialzarsi.
Perché Vibo viene penalizzata?
La questione non è solo tecnica. È politica, amministrativa e di equità territoriale. Perché a Vibo Valentia deve andare cinque volte meno di quanto va a Crotone? Perché la provincia calabrese con i maggiori indici di fragilità socio-economica è anche quella finanziata peggio? Finché nessuno risponderà a queste domande, il Decreto 302/2025 resterà l’ennesima dimostrazione di come un territorio possa essere sacrificato all’interno della stessa regione senza che questo susciti alcun dibattito pubblico.


