Il negozio “fantasma” chiamato K2: sequestrato ieri, spalanca le porte oggi

La vicenda del grande esercizio commerciale di casalinghi e bricolage nel cuore della città sta assumendo i contorni di un paradosso cittadino tutto vibonese

Prima il blitz, poi i sigilli. Infine – sorpresa – le porte di nuovo aperte. La vicenda del “K2”, grande negozio di casalinghi e bricolage nel cuore della città, sta assumendo i contorni di un paradosso cittadino tutto vibonese.

L’operazione della polizia locale

L’operazione della polizia locale

Qualche giorno fa la polizia locale ha messo a segno un’operazione lampo: ispezione, sequestro e chiusura immediata di un punto vendita di circa 250 metri quadrati, risultato totalmente privo delle necessarie autorizzazioni amministrative. L’attività, definita dagli agenti come una vera e propria “fantasma” – aperta al pubblico ma senza alcun titolo per esercitare – è stata passata al setaccio.

Verifiche serrate

Durante il controllo identificate cinque persone al lavoro all’interno del locale; in corso verifiche serrate sulla regolarità contrattuale e sulla sicurezza sul lavoro. Al titolare, intanto, è stata comminata una sanzione amministrativa di 5.000 euro. Un provvedimento pesante che il Comune aveva rivendicato come “capitolo importante nella battaglia contro abusivismo commerciale e lavoro irregolare”.

Il disorientamento

Il giorno dopo, però, il colpo di scena. Nonostante il sequestro e con una pratica Suap fino a ieri in fase di valutazione negli uffici comunali, il “K2” ha riaperto i battenti. Per la Polizia Locale il centro commerciale risulta ancora chiuso; nella realtà dei fatti i clienti entrano, gli scaffali sono pieni e le casse battono. Il risultato? Disorientamento tra i cittadini e pessima immagine per la pubblica amministrazione, che ora appare come un Giano bifronte: da un lato infligge multe e sigilli, dall’altro lascia che le stesse attività ripartano come nulla fosse.

Un corto circuito

L’ironia non manca tra i commercianti, che parlano di “sequestro a porte girevoli” e si chiedono come possa funzionare un sistema di controlli in cui “chiuso” non significa davvero “chiuso”. Un corto circuito che rischia di indebolire la credibilità delle istituzioni e di alimentare il senso di impunità. Intanto l’eco del caso “K2” si allarga, diventando simbolo di una burocrazia lenta e di controlli che finiscono per sembrare più teatrali che efficaci. Perché, come ironizza qualcuno sui social, “a Vibo c’è un negozio che è contemporaneamente aperto e chiuso, come il gatto di Schrödinger”.

Serve un chiarimento

Al Comune, ora, il compito di chiarire: chi decide davvero quando un esercizio commerciale può aprire e quando no? Perché senza risposte chiare il rischio è che la prossima volta nessuno prenda sul serio i cartelli di chiusura.

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