In memoria di Maria Meli, tradizioni e cultura di Vibo Valentia in una serata di musica e poesia

I ricordi dei suoi studi pionieristici e i suoni di antichi canti recuperati, tributo di successo al Castello Galluppi di Caria

Quasi cinque anni dal suo trapasso, eppure chi la conosceva di persona non lesina di parlarne ancora al presente. Non siamo più nelle condizioni di ascoltare dalla sua viva voce il racconto di decenni dediti agli studi, ma i suoi testi ci testimoniano l’identità propria della nostra civiltà.

La città non si è mai mostrata all’altezza della sua caratura, insegnante di Lettere evolutasi in cultrice delle scienze demoetnoantropologiche.

La città non si è mai mostrata all’altezza della sua caratura, insegnante di Lettere evolutasi in cultrice delle scienze demoetnoantropologiche.

Il suggestivo Castello Galluppi di Caria, sabato 13 luglio, è stato teatro di un doveroso tributo a lei dedicato. Iniziatrice dell’evento, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Drapia, è stata la Libreria Cuori d’inchiostro, fautrice di una rassegna dal titolo ‘Le notti d’inchiostro’. L’appuntamento ha visto inoltre la partecipazione di figure istituzionali, in un cortile affollato di pubblico. A far rivivere Maria ci ha pensato la figlia Anita Pititto Meli, accompagnata dal poeta e scrittore Tonino Piperno e dal docente Mimmo Brosio.

La ricerca di Maria ebbe il punto d’inizio negli anni Cinquanta all’Università di Messina, dove discusse una tesi di laurea nella facoltà di Lettere classiche sulle tradizioni e i canti popolari del Vibonese. La tesi le valse il massimo dei voti e fu poi rielaborata su insistente richiesta della figlia, che oltre a essere psicologa è pure attrice e musicista. Trascorsero parecchi decenni prima della stampa, non ancora vera e propria pubblicazione a opera di una casa editrice. L’elaborazione di quel primo contributo portò al libro ‘Canti e feste popolari del vibonese’: la studiosa raccolse testimonianze di donne e uomini, organizzando sistematicamente tradizioni, canti, detti e proverbi, e corredando il materiale di testi, traduzioni, foto e spartiti.

In occasione dell’istituzione della provincia, d’accordo con i sindaci e i parroci estese l’indagine a tutti e cinquanta i singoli comuni, partorendo ‘Pigghiàti carta e pinna e scrivíti. Canti, detti e feste popolari di Vibo Valentia e provincia’: la frase del titolo era l’invito che le persone anziane le rivolgevano, uno scrivere sotto dettatura che abbassava l’accademia al livello della gente comune. Maria partiva in macchina e registrava in qualsiasi luogo le voci che intonavano antiche melodie, spesso e volentieri caratterizzate da varianti più o meno significative.

Allargò in seguito l’analisi al territorio natio con ‘Viaggio tra due culture. Tradizioni popolari, canti e detti dalla Provincia di Vibo Valentia a Mistretta’, uno studio comparato a cavallo tra Calabria e Sicilia.

I lavori precedenti trovarono compimento nella silloge ‘Vinni mu ti la cantu a vucca china. Tradizioni, canti popolari, detti e proverbi della provincia di Vibo Valentia’, da lei definito l’ultimo atto d’amore rivolto alla città: a riguardo affermava, con una certa ironia, “ho disturbato un popolo intero!”.

La conclusione della pentalogia si ebbe infine con ‘Miegghiu picca ca nenti. Mistretta si racconta attraverso frammenti di cultura popolare’, un ritorno al paese di origine dove era solita recarsi per le vacanze, senza mai smarrire il vizio di documentare un patrimonio che rischiava di venire dimenticato in eterno. Il merito della pubblicazione di tali libri, per la circolazione sul mercato, va assegnato alla figlia Anita; oggi chiunque e ovunque può acquistarli e perdervisi.

Tra una sua riproposizione e l’altra, tra un canto declamato e uno suonato, alcune graziose poesie di Tonino Piperno – edite e inedite – sono state con páthos recitate da Mimmo Brosio.

Di recuperare e salvare un fragile passato non si era curato alcun professorone inarrivabile. Serviva un’intellettuale a stretto contatto con le generazioni che tale eredità dovevano acquisirla. Serviva una passionaria innamorata del popolo. Serviva una siciliana, Maria Meli.

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