La sanità che non c’è, centinaia di pazienti dimenticati annegano tra burocrazia e tagli

Sedici anni di piano di rientro, milioni di euro sottratti ai servizi e un sistema che scarica i costi sulle famiglie. Di fronte a tanto sfascio campeggia l'assordante silenzio delle istituzioni

La sanità si colloca al centro del dibattito elettorale che sta arroventando le contrade calabresi, ma, intanto, aspettando il responso delle urne, la gente fatica più che mai a trovare risposte alle proprie sofferenze. Dalle stanze che contano nessun segnale di vita. L’Asp perpetua il suo attendismo, la Prefettura resta alla finestra, la rabbia della gente lievita, mentre il Vibonese corre il serio rischio di subire ulteriori penalizzazioni nell’assegnazione delle risorse. A pagare un conto salato sono, more solito, oltre trecento pazienti affetti da patologie croniche invalidanti, oncologiche o neurodegenerative, che da mesi si scontrano con un muro di burocrazia e disattenzione. Attese infinite, istanze respinte perché le strutture non sono convenzionate; mancate valutazioni dell’Unità di Valutazione Multidimensionale del distretto. Un percorso che per molti diventa una vera e propria via crucis. Una realtà amara che imprigiona le speranze dei malati, aumenta i disagi delle famiglie, alimenta la mobilità Medical Center Don Mottola di Drapia che da anni invocano il rispetto dei loro diritti, nonché dell’amministratore delegato della struttura, Soccorso Capomolla (foto sotto), ormai non più disponibile a incassare una delusione dietro l’altra.

La sanità si colloca al centro del dibattito elettorale che sta arroventando le contrade calabresi, ma, intanto, aspettando il responso delle urne, la gente fatica più che mai a trovare risposte alle proprie sofferenze. Dalle stanze che contano nessun segnale di vita. L’Asp perpetua il suo attendismo, la Prefettura resta alla finestra, la rabbia della gente lievita, mentre il Vibonese corre il serio rischio di subire ulteriori penalizzazioni nell’assegnazione delle risorse. A pagare un conto salato sono, more solito, oltre trecento pazienti affetti da patologie croniche invalidanti, oncologiche o neurodegenerative, che da mesi si scontrano con un muro di burocrazia e disattenzione. Attese infinite, istanze respinte perché le strutture non sono convenzionate; mancate valutazioni dell’Unità di Valutazione Multidimensionale del distretto. Un percorso che per molti diventa una vera e propria via crucis. Una realtà amara che imprigiona le speranze dei malati, aumenta i disagi delle famiglie, alimenta la mobilità Medical Center Don Mottola di Drapia che da anni invocano il rispetto dei loro diritti, nonché dell’amministratore delegato della struttura, Soccorso Capomolla (foto sotto), ormai non più disponibile a incassare una delusione dietro l’altra.

I danni del Piano di rientro

Stando ai dati dallo stesso forniti, dal 2009 a oggi, il “Piano di rientro” ha sottratto al Vibonese circa 640 milioni di euro destinati alla sanità. Ne deriva un quadro tanto chiaro quanto allarmante: i reparti hanno chiuso o ridotto drasticamente l’offerta, il pronto soccorso boccheggia, le Cot non sono messe nelle condizioni di operare al meglio, mancanza di una rete territoriale, modelli gestionali residenziali carenti; 4,6 posti letto per ogni mille abitanti over 65 contro i 12 delle altre province, nessun monitoraggio del fabbisogno, piani aziendali carenti e fondi restituiti per incapacità programmatoria. Solo nel 2023 l’Asp di Vibo ha rimandato alla Regione oltre 2,2 milioni di euro destinati all’implementazione dei Lea carenti. Nel 2024, invece, i 4,9 milioni del Fondo nazionale di solidarietà destinati a Vibo sono stati usati non per migliorare i servizi, ma per coprire buchi di bilancio.

L’Asp salvadanaio di altri territori

Nonostante le criticità, il Bilancio preventivo economico 2025 e il Bilancio preventivo previsionale 2025-2027 non prevedono nuove risorse per i modelli territoriali, confermando un budget di appena 4,5 milioni per l’area socio-sanitaria e 1,6 milioni per la riabilitazione estensiva degenziale da acquistare nelle altre province calabresi. Cifre irrisorie rispetto al fabbisogno, e gravide di malasanità gestionale. L’Asp di Vibo, in sostanza, nella programmazione regionale, appare come una sorta di salvadanaio, un “metti e prendi” secondo le esigenze di altri territori. Giochi di finanza che hanno visto il Vibonese passare dal sostanziale pareggio di bilancio del 2022 con quota premiale alla voragine di bilancio di 32 milioni di perdita del 2023, al recupero drammatico di 24 milioni nel 2024, ad invarianza di servizi, personale e strutture. C’è di più e di peggio. La mancata approvazione della rete territoriale, attesa da oltre 15 mesi, rischia di costare carissimo. Senza un piano aggiornato, la quota capitaria destinata alla provincia resterà ferma a 102 euro pro capite, contro i 470 di altre province: un taglio di circa 13 milioni/anno fino al 2027. Nel 2024, inoltre, l’erronea applicazione degli indici perequativi ha penalizzato Vibo per altri 31 milioni di euro.

Commissari sotto i riflettori

Di fronte a tanto sfascio, non si intravede alcuna luce in fondo al tunnel. Nelle stanze dell’Azienda sanitaria, la commissione straordinaria, che avrebbe dovuto spazzare via ogni incrostazione sistemica, a quasi un anno dal suo insediamento, fatica ad affondare il bisturi tra le piaghe di un malessere ormai ben radicato. Incontri, promesse, manifestazioni di solidarietà, ma, in realtà, nessun problema importante trova soluzione. Il prefetto Vittorio Piscitelli è stato rimosso dal suo incarico di presidente della Commissione antimafia probabilmente è la prima volta che succede in Italia dal 1991, anno dell’entrata in vigore della legge sullo scioglimento dei Comuni ma Ministero dell’Interno, Regione, Prefettura non hanno avvertito l’opportunità di dare una motivazione dell’inattesa decisione, né la politica s’è preoccupata di far luce sull’incresciosa vicenda. Peraltro, l’attenzione dei tanti appariva concentrata non su Piscitelli, ma su un altro commissario la cui compatibilità con il ruolo di membro della commissione dell’Asp ha sempre generato qualche perplessità, sulla scorta della valutazione che non si può essere controllore e controllato nello stesso tempo. Il commissario in questione, sia ben chiaro, è persona competente, disponibile e stimata da tutti. Dubbi solo sulla sua compatibilità.

Soccorso Capomolla: occhio ai fondi 2025

Genera delusione anche l’atteggiamento del Prefetto che, specialmente nella vicenda del Don Mottola Medical Center di Drapia (foto), sembra aver imboccato un atteggiamento alquanto pilatesco. Non attiva il più volte reclamato tavolo tecnico, non dà risposte, non incontra l’amministratore delegato della struttura. Eppure in gioco ci sono sessanta posti di lavoro e la salute di tanti pazienti costretti a pagarsi di tasca propria le cure a cui avrebbero diritto gratuitamente, nonché le difficoltà delle famiglie che faticano a far fronte alle spese d’assistenza per i propri cari. La ripresa del sit-in davanti all’Asp da parte di caregivers e dipendenti del Don Mottola è ormai alle porte. Nulla s’è fatto per evitarlo.

“Vibo ed il suo territorio sostiene Soccorso Capomolla, responsabile del Don Mottola di Drapia richiedono qui ed ora una risposta univoca sulle risorse previste sulla territorialità con la ripartizione del fondo 2025. E questa risposta deve essere evocata e pretesa dal sig. Prefetto, organo massimo del Governo territoriale. Non abbiamo la necessità prosegue di tante passerelle istituzionali con inconcludenti risposte; qui e ora abbiamo il bisogno di una verifica, puntuale e tecnica, delle risorse mancate su questo territorio. In tale contesto, abbiamo l’urgente bisogno della freddezza dei numeri e non della distorsione del malaffare politico.”

Anche perché “dinanzi a un vuoto istituzionale che sembra ormai senza fine conclude il cardiologo Capomolla sorge ineludibile la domanda: come infrangere la colpevole negligenza del potere precostituito e restituire dignità alla Giustizia?”.

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